La teoria del rapporto dialettico dello Yin e dello Yang, prende poi nel Dao de jing la forma della dialettica fra l’essere e il nulla (non-essere). Attraverso il Dao de jing, possiamo infatti desumere che la comprensione del Dao non consiste nella definizione chiara del concetto, ma nel svelarsi o nello lasciarsi svelare del suo senso vero e originario.
Prima di entrare nella questione sulla comprensione del senso del Dao, molti pongono la domanda: che cosa è dunque il Dao in Dao de jing? Ma già nel primo capitolo del libro, la risposta a tale domanda si rivela non immediata e semplice. “Il dao di cui si può parlare non è il Dao eterno; il nome che si può nominare non è il Nome eterno”. Ma è veramente certo che del Dao non si possa dire niente?[5] Crediamo di no. Se fosse veramente così, sarebbe contraddittorio che l’autore parli del Dao in ben 81 capitoli. Con queste parole l’autore vuole sottolineare, da una parte, la limitatezza del linguaggio e della ragione umana; dall’altra, la particolarità del linguaggio del Dao, come viene proposto nel testo[6]:
a) La molteplicità e l’oscurità del senso del termine Tao in sé e la particolarità delle strutture del linguaggio; (cfr., Lao zi, cap. 2, 3, 21, 25, 34, 41, Zhuang zi, libro 13, 33)
b) La parola poetica e metaforica e simbolica; (cfr., Lao zi, cap. 6, 8, Zhuang zi, libro 2, 7)
c) Il linguaggio negativo. (cfr., Lao zi, cap. 1, 14; Zhuang zi, libro, 22.)
Inoltre, l’autore non solo parla del Dao, ma insieme si lamenta per l’incomprensione delle sue parole: “è molto facile conoscere le mie parole e molto facile praticarle. Tuttavia non c’è nessuno nel mondo intero che sia capace di conoscerle e di praticarle. Le mie parole hanno un’Ascendenza; le mie azioni hanno un Maestro …” ( cap. 70). L’autore ribadisce chiaramente che la sua parola ha un vero senso importante, ma purtroppo la gente comune non la comprende e non la pratica. “Le mie parole hanno un’Ascendenza” rivela che la parola con la quale egli parla del Dao ha per l’Ascendenza il Tao stesso. O meglio, dice che tale parola viene dall’Ascolto del Dao, che è in sé la Parola e il Parlare. Solo tale parola o linguaggio[7] è capace di portare il Messaggio meraviglioso del Dao e si rapporta strettamente al Dao stesso, cioè è capace di parlare del Tao.
Fra Tao e parola, quindi, c’è un rapporto fondamentale e originale. Il Tao è veramente misterioso e meraviglioso, anzi “Mistero dei misteri” e “Meraviglia di tutte le meraviglie”: misterioso, perché esso supera assolutamente la capacità della ragione umana e la funzionalità della parola umana; meraviglioso, perché come tale entra nelle esperienze umane e fa “meravigliare” il profondo del cuore, facendoci cantare e parlare spontaneamente. In altre parole, quando ciò che non si può dire cade nell’esperienza umana e tocca il profondo del cuore dell’uomo, si manifesta allora di conseguenza una possibilità: per l’apertura e la forza della meraviglia di ciò di cui non si può parlare, non si può non parlare di ciò che è accaduto e accade continuamente nel profondo della nostra esistenza, coinvolgendoci totalmente.[8] Così come l’Evento, accade spontaneamente anche nella parola umana. La parola umana però ha in sé il suo limite, e può esprimere soltanto ciò che è accaduto nelle esperienze umane. Di ciò che non accade o non è ancora accaduto nell’esperienza, la parola non può dire. Ma ciò che non si può dire è l’Eterno e l’Infinito, che come tale non può essere limitato nell’esperienze umane: esso accade instancabilmente e l’esperienza umana non può mai esaurirlo. Perciò la parola non può parlare o esprimere il Tutto del Dao. Sembra sia già risolta in parte la questione del rapporto fra il Dao e la parola. Vale a dire la parola, da una parte, porta e svela la verità del Dao che cade nell’esperienza umana e guida il cuore verso la Verità; dall’altra, la parola non esaurisce la Verità e non può parlare del suo Tutto.
Inoltre, nel rapporto della parola con il Dao c’è un altro punto importante che dobbiamo mettere in rilievo. Nelle pagine precedenti abbiamo menzionato che il Dao in sé ha il significato di Parola e di Parlare.[9] Cioè Dao è la Parola e il Parlare. E perciò il Dao parla! Se il Dao parla, noi dobbiamo ascoltare in Silenzio: “raggiungi il vuoto estremo e conserva una rigorosa Tranquillità e Silenzio”[10]per ascoltare finalmente “il grande Tono senza voce (suono)”[11] che Dao parla. Quest’atteggiamento è come un tipo di spiritualità ed è il punto molto importante ribadito dall’autore in tutto il testo. Dunque, attraverso il nostro ascolto, questa Parola originaria rende possibile il nostro parlare, il nostro dire e il nostro comunicare, se sappiamo tenerci in ascolto della Parola e tirare acqua viva dalla Parola. Qui, davanti a noi, appare la parola di Heidegger: non è l’uomo che parla, ma “il linguaggio parla”, “Die sprache spricht” [12]. E si apre il tema daoista sul silenzio, vuoto, ascolto e spiritualità etc.