91. Il sapore della spada di Banzo.
Matajuro Yagyu era il figlio di un famoso spadaccino. Suo padre, convinto che
l'attitudine del figlio fosse troppo scarsa per fargli raggiungere la maestria, lo disconobbe.
Così Matajuro andò sul Monte Futara e là trovò il famoso spadaccino Banzo. Ma Banzo
confermò il giudizio del padre. «Tu vuoi imparare a maneggiare la spada sotto la mia
guida?» domandò Banzo. «Ti mancano i requisiti indispensabili».
«Ma se lavoro sodo, quanti anni mi ci vorranno per diventare un maestro?» insistette il
giovane.
«Il resto della tua vita» rispose Banzo.
«Non posso aspettare tanto» disse Matajuro. «Se accetti di darmi lezione, sono pronto a
sottopormi a qualunque fatica. Se divento il tuo devotissimo servo, quanto tempo ci
vorrà?».
«Oh, dieci anni, forse» disse Banzo addolcendosi.
«Mio padre si sta facendo vecchio e presto dovrò prendermi cura di lui» continuò
Matajuro. «Se lavoro ancora più assiduamente, quanto tempo mi ci vorrà?».
«Oh, forse trent'anni» rispose Banzo.
«Ma come!» disse Matajuro. «Prima hai detto dieci anni, e ora trenta! Accetterò
qualunque privazione pur di imparare quest'arte nel tempo più breve!».
«Be',» disse Banzo «allora dovrai restare con me settant'anni. Un uomo che ha tanta fretta
di ottenere dei risultati raramente impara alla svelta».
«E va bene» dichiarò il giovane, comprendendo infine che gli si stava rimproverando la
sua impazienza. «Accetto».
Matajuro ebbe l'ordine di non parlare mai di scherma e di non toccare mai una spada.
Cucinava per il suo maestro, lavava i piatti, gli rifaceva il letto, puliva il cortile, curava il
giardino, tutto senza che si parlasse mai di scherma.
Passarono tre anni. Matajuro continuava a lavorare. Pensando al proprio avvenire era
triste. Non aveva ancora cominciato a imparare l'arte alla quale aveva votato la propria
vita.
Ma un giorno Banzo scivolò alle sue spalle e gli diede un colpo terribile con una spada di
legno.
L'indomani, mentre Matajuro stava cucinando del riso, Banzo tutt'a un tratto gli saltò di
nuovo addosso.
Da allora, giorno e notte, Matajuro dovette difendersi dagli assalti inaspettati. Non c'era
giorno, non c'era momento che non dovesse pensare al sapore della spada di Banzo.
Imparò così in fretta che la faccia del suo maestro era raggiante di sorrisi. Matajuro
divenne il più grande spadaccino del paese.