Ora, nessuno è costretto a crederlo, e io, a essere precisi, non ci crederei mai se me lo raccontassero, ma la verità dei fatti è che quel pianoforte incominciò a scivolare, sul legno della sala da ballo, e noi dietro a lui, con Novecento che suonava, e non staccava lo sguardo dai tasti, sembrava altrove, e il piano seguiva le onde e andava e tornava, e si girava su se stesso, puntava diritto verso la vetrata, e quando era arrivato a un pelo si fermava e scivolava dolcemente indietro, dico, sembrava che il mare lo cullasse, e cullasse noi, e io non ci capivo un accidente, e Novecento suonava, non smetteva un attimo, ed era chiaro, non suonava semplicemente, lui lo guidava, quel pianoforte, capito?, coi tasti, con le note, non so, lui lo guidava dove voleva, era assurdo ma era così. E mentre volteggiavamo tra i tavoli, sfiorando lampadari e poltrone, io capii che in quel momento, quel che stavamo facendo, quel che davvero stavamo facendo, era danzare con l'Oceano, noi e lui, ballerini pazzi, e perfetti, stretti in un torbido valzer, sul dorato parquet della notte. Oh yes.
(Inizia a volteggiare alla grande per il palcoscenico, sul suo marchingegno, con un'aria felice, mentre l'Oceano impazza, la nave balla, e la musica del piano detta una specie di valzer che con diversi effetti sonori accelera, frena, gira, insomma "guida" il grande ballo. Poi, dopo l'ennesima acrobazia, sbaglia una manovra e finisce di slancio dietro le quinte. La musica cerca di "frenare" ma è troppo tardi. L'attore ha giusto il tempo di gridare
"Oh cristo..."