Forse è che Novecento, anche lui... non gli era mai venuta in mente davvero quella roba, che la vita è immensa. Magari lo sospettava anche, ma nessuno gliel'aveva mai gridato in quel modo. Così se la fece raccontare mille volte, da quel Baster, la storia del mare e tutto il resto, e alla fine decise che doveva provare anche lui. Quando si mise a spiegarmi, c'aveva l'aria di uno che ti spiega come funziona il motore a scoppio: era scientifico.
"Posso rimanere anche anni, qua sopra, ma il mare non mi dirà mai nulla. Io adesso scendo, vivo sulla terra e della terra per anni, divento uno normale, poi un giorno parto, arrivo su una costa qualsiasi, alzo gli occhi e guardo il mare: è lì, io l'ascolterò gridare."
Scientifico. A me sembrava la cazzata scientifica del secolo. Potevo dirglielo, ma non glielo dissi. Non era così semplice. Il fatto è che io gli volevo bene, a Novecento, e volevo che scendesse un giorno o l'altro, da lì, e suonasse per la gente della terra e sposasse una donna simpatica, e avesse dei figli e insomma tutte le cose della vita, che magari non è immensa, però è anche bella, se solo hai un po' di fortuna, e di voglia. Insomma, quella del mare mi sembrava una vera boiata, però se riusciva a portare Novecento giù da lì, per me andava bene. Così alla fine pensai che era meglio così. Gli dissi che il suo ragionamento non faceva una piega. E che ero contento, davvero. E che gli avrei regalato il mio cappotto di cammello, avrebbe fatto un figurone, scendendo giù dalla scaletta, col cappotto cammello. Lui era anche un po' commosso.
"Però mi verrai a trovare, no?, sulla terra...".