"Come sei bello !"
"Vero", rispose dolcemente il fiore, "e sono insieme al sole..."
Il piccolo principe indovinò che non era molto modesto, ma era così commovente!
"Credo che sia l'ora del caffè e latte", aveva soggiunto, "vorresti pensare a me..."
E il piccolo principe, tutto confuso, andò a cercare un innaffiatoio di acqua fresca e servì al
fiore la sua colazione.
Così l'aveva ben presto tormentato con la sua vanità un poco ombrosa.
Per esempio, un giorno, parlando delle sue quattro spine, gli aveva detto:
"Possono venire le tigri, con i loro artigli!"
"Non ci sono tigri sul mio pianeta", aveva obiettato il piccolo principe, "e poi le tigri non
mangiano l'erba".
"Io non sono un'erba", aveva dolcemente risposto il fiore.
"Scusami..."
"Non ho paura delle tigri, ma ho orrore delle correnti d'aria... Non avresti per caso un
paravento?"
"Orrore delle correnti d'aria?"
"È un pò grave per una pianta", aveva osservato il piccolo principe. "È molto complicato
questo fiore..."
"Alla sera mi metterai al riparo sotto a una campana di vetro. Fa molto freddo qui da te...
Non è una sistemazione che mi soddisfi. Da dove vengo io..."
Ma si era interrotto. Era venuto sotto forma di seme.
Non poteva conoscere nulla degli altri mondi.
Umiliato di essersi lasciato sorprendere a dire una bugia così ingenua, aveva tossito due o tre
volte, per mettere il piccolo principe dalla parte del torto...
"È questo un paravento?..."
"Andavo a cercarlo, ma tu non mi parlavi!"