Io credo che egli approfittò, per venirsene via, di una migrazione di uccelli selvatici.
Il mattino della partenza mise bene in ordine il suo pianeta.
Spazzò accuratamente il camino dei suoi vulcani in attività.
Possedeva due vulcani in attività.
Ed era molto comodo per far scaldare la colazione del mattino.
E possedeva anche un vulcano spento.
Ma, come lui diceva, "non si sa mai" e così spazzò anche il camino del vulcano spento.
Se i camini sono ben puliti, bruciano piano piano, regolarmente, senza eruzioni. Le eruzioni
vulcaniche sono come gli scoppi nei caminetti.
È evidente che sulla nostra terra noi siamo troppo piccoli per poter spazzare il camino dei
nostri vulcani ed è per questo che ci danno tanti guai.
Il piccolo principe strappò anche con una certa malinconia gli ultimi germogli dei baobab.
Credeva di non ritornare più.
Ma tutti quei lavori consueti gli sembravano, quel mattino, estremamente dolci.
E quando innaffiò per l'ultima volta il suo fiore, e si preparò a metterlo al riparo sotto la
campana di vetro, scoprì che aveva una gran voglia di piangere.
"Addio", disse al fiore.
Ma il fiore non rispose.
"Addio", ripetè.
Il fiore tossì. Ma no era perché fosse raffreddato.
"Sono stato uno sciocco", disse finalmente, "scusami, e cerca di essere felice".
Fu sorpreso dalla mancanza di rimproveri. Ne rimase sconcertato, con la campana di vetro
per aria. Non capiva quella calma dolcezza.