"Io", disse il piccolo principe, "io posso giudicarmi ovunque. Non ho bisogno di abitare
qui".
"Hem! hem!" disse il re. "Credo che da qualche parte sul mio pianeta ci sia un vecchio topo.
Lo sento durante la notte. Potrai giudicare questo vecchio topo. Lo condannerai a morte di
tanto in tanto. Così la sua vita dipenderà dalla tua giustizia. Ma lo grazierai ogni volta per
economizzarlo. Non ce n'è che uno".
"Non mi piace condannare a morte", rispose il piccolo principe, "preferisco andarmene".
"No", disse il re.
Ma il piccolo principe che aveva finiti i suoi preparativi di partenza, non voleva dare un
dolore al vecchio monarca:
"Se Vostra Maestà desidera essere ubbidito puntualmente, può darmi un ordine ragionevole.
Potrebbe ordinarmi, per esempio, di partire prima che sia passato un minuto. Mi pare che le
condizioni siano favorevoli..."
E siccome il re non rispondeva, il piccolo principe esitò un momento e poi con un sospiro se
ne partì.
"Ti nomino mio ambasciatore", si affrettò a gridargli appresso il re.
Aveva un'aria di grande autorità.
"Sono ben strani i grandi", si disse il piccolo principe durante il viaggio.