Il quinto pianeta era molto strano.
Vi era appena il posto per sistemare un lampione e l'uomo che l'accendeva.
Il piccolo principe non riusciva a spiegarsi a che potessero servire, spersi nel cielo, si di un
pianeta senza case, senza abitanti, un lampione e il lampionaio.
Eppure si disse:
"Forse quest'uomo è veramente assurdo. Però è meno assurdo del re, del vanitoso,
dell'uomo d'affari e dell'ubriacone. Almeno il suo lavoro ha un senso. Questo accende il suo
lampione, è come se facesse nascere una stella in più, o un fiore. Quando lo spegne
addormenta il fiore o la stella. È una bellissima occupazione, ed è veramente utile, perché è
bella".
Salendo sul pianeta salutò rispettosamente l'uomo:
"Buon giorno. Perché spegni il tuo lampione?"
"È la consegna" rispose il lampionaio. "Buon giorno".
"Che cos'è la consegna?"
"È di spegnere il mio lampione. Buona sera".
E lo riaccese.
"E adesso perché lo riaccendi?"
"È la consegna".
"Non capisco", disse il piccolo principe.
"Non c'è nulla da capire", disse l'uomo, "la consegna è la consegna. Buon giorno". E spense
il lampione.
Poi si asciugò la fronte con un fazzoletto a quadri rossi.
"Faccio un mestiere terribile. Una volta era ragionevole. Accendevo al mattino e spegnevo
alla sera, e avevo il resto del giorno per riposarmi e il resto della notte per dormire...""
"E dopo di allora è cambiata la consegna?"
"La consegna non è cambiata", disse il lampionaio, "è proprio questo il dramma. Il pianeta di
anno in anno ha girato sempre più in fretta e la consegna non è stata cambiata!"
"Ebbene?" disse il piccolo principe.