Ero una bimba credula e fantastica,
Piena di fede azzurra e sogni d'òr!
Credeva il cielo una dimora d'angeli
Bianco vestiti e cinti di splendor.
Credea fosser le stelle innumerevoli
Buchi nel pavimento di lassù,
Fatti perchè l'incanto intravedessimo
Che ognor circonda chi non soffre più.
Credea che nella notte essi tornassero
In bianche schiere il mondo a visitar;
La neve mi parca le piume candide
Delle grand'ali, scosse nel passar.
Ma il mondo giudizioso, il mondo ruvido,
Il mondo amico della verità,
Mi volle desta da' miei sogni rosei,
Volle farmi veder l'oscurità!
Or m'hanno tolto il paradiso e gli angeli,
Persino Iddio non me lo lascian più!
Han sotterrato i morti ed inchiodatili
Sotto l'elenco delle lor virtù.
Calpestaron la neve; tramutarono
In fango e sudiciume il suo candor.
Ad altri mondi, come il nostro miseri,
Ridusser le fulgenti stelle d'òr!
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E pur la Fantasia, folle ed indocile,
S'erge con la Ragione a contrastar,
E ancor s'ostina, cieca, fra le tenebre
L'orme d'angeli biondi a ricercar.
Come l'onda a li scogli, batte e frangesi
Contro la Realtà severa il cor;
E resto sempre una bambina credula,
Piena di fede azzurra e sogni d'òr!