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意大利语初学:IL MAESTRO DI CALLIGRAFIA.-3
日期:2024-11-11 15:52  点击:222
E chiudeva la sua perorazione coll'offrire al signor Bartolommeo una presa di tabacco.
 
Poi faceva i conti sui giorni che mancavano a riaprire la scuola. E pensava ai suoi colleghi, che non avevano mai l'abitudine di tornare dalla campagna fino a dieci o dodici giorni più tardi del necessario, e pensava a' suoi scolari, furfanti, ma buoni diavoli.
 
Figuriamoci se nel giorno di cui parliamo egli non abbia mille cose che lo molestino. Quella mattina stessa, cedendo alle istanze della sorella, egli aveva consegnato al Preside la sua domanda pel collocamento a riposo,[14] pregandolo che la facesse pervenire al Governo. Nè la pensione poteva essergli negata, perchè egli aveva tutti i titoli per ottenerla, s'intende nella misura fissata dalla legge, non già in quella pretesa[Page 72] dalla signora Bettina; onde questo era l'ultimo anno che egli esercitava le sue funzioni di professore, e la sorveglianza della quale oggi egli veniva pregato era uno degli ultimi incarichi del suo ufficio.
 
Il Preside, esternando il suo rammarico per la risoluzione del professore Antonino, gli aveva detto con una gentilezza insolita:—Senza complimenti, professore, se egli non ha voglia di stare in classe tutt'oggi, incarico un altro. Lei ha lavorato pe' suoi giorni abbastanza.
 
—Oh, cavaliere, le pare?... Anzi... se si tratta di servirla, di essere utile alla scuola... anche dopo... oh per me già ho sempre voluto un gran bene a quest'Istituto.
 
—Lo so, lo so, professore.
 
—Troppo buono, cavaliere.... E se ho mancato... non fu per cattiva volontà.
 
—Mancato?... Oh mi meraviglio, professore. Così fossero[15] tutti.
 
E il cavaliere Preside gli aveva stretto la mano.
 
Il professore di calligrafia aveva il cuore gonfio dalla commozione.
 
—Ho mal giudicato anche il Preside,—egli diceva fra sè,—degnissima persona.... Ma! E mi tocca lasciar tutta questa gente che mi vuol bene!
 
Con che fatica il nostro Antonino tratteneva le lagrime!
 
E con queste disposizioni d'animo egli era sceso in classe, ove si raccoglievano i suoi persecutori ordinari, umili quel giorno e contriti per l'idea dell'esame, con queste disposizioni aveva inteso dal Preside dettare il tema della prova in iscritto, un tema così difficile, così difficile. Poveri ragazzi! O se avesse potuto far lui l'elaborato per tutti! Ma sì! Non ne capiva nemmeno il titolo. Gran disgrazia essere asini!
 
Intanto quelle fronti giovanili si corrugavano, quegli occhi per solito così gai si mettevano a guardare in alto, come chie[Page 73]dendo l'ispirazione alle ragnatele del soffitto, quelle labbra vermiglie ordinariamente disposte al sorriso si contraevano con uno sforzo penoso, e le mani avvezze a tante piccole furfanterie andavano ravvolgendosi nei capelli.
 
A poco a poco, prima l'uno e poi l'altro, i ragazzi uscirono dallo stato contemplativo, tirarono fuori i libri che non dovevano avere, consultarono i quaderni che dovevano aver lasciati a casa, e finalmente si accinsero a scrivere. Di lì a una mezz'ora si udiva il suono uniforme delle penne di ferro che correvano sulla carta. 
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