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意大利语初学:LO ZIO MINISTRO.-4
日期:2024-11-22 11:28  点击:296
Intanto il ministro aveva presa una vettura chiusa, e per maggiore precauzione aveva abbassate le tendine per giungere segretamente al villaggio; e mentre i cavalli andavano al trotto, egli si era assopito e sognava le delizie del riposo e della solitudine. Tutto a un tratto si risveglia allo scoppio di alcuni mortaretti, che gli ricordarono la macchina infernale di Fieschi[3] e le bombe d'Orsini.[4] Allo scoppio succedette l'inno nazionale con trombe reboanti, striduli clarinetti e il solito accompagnamento di gran cassa, e tamburi e applausi iterati di popolo. Alzò le tendine, sporse la testa dallo sportello della vettura, e vide, orribile aspetto! un arco trionfale vestito di verdi fronde e sormontato da iscrizioni,[Page 88] fiancheggiato da immensa folla e da un codazzo di veicoli paesani, che ambivano l'onore di servirgli di scorta.
 
Per merito di suo fratello gli venne risparmiato il discorso del sindaco, e nella sventura questo gli parve un guadagno considerevole. Entrando nel villaggio non riconobbe più il suo nido tranquillo; non vedeva che tappeti e bandiere. I tre colori per quali aveva congiurato in gioventù, si era battuto coraggiosamente contro gli austriaci; quei colori tanto desiderati una volta come simbolo di libertà, erano divenuti la sua persecuzione costante, dalla quale non giungeva a liberarsi nemmeno in cima a' suoi monti. Due sogni avevano sorriso alla sua gioventù, l'amore d'una fanciulla, e la speranza della libertà della patria; il più facile era svanito, il più difficile si era mutato in realtà, a tal punto da morirne sotto il peso della dimostrazione continua.
 
Giunto a casa fra la polvere e il frastuono assordante degli applausi, della musica, dei mortaretti e delle campane, dovette ricevere le autorità, i maggiorenti ed il clero, stringere mille mani, sorridere, interrogare, rispondere, mostrarsi lieto e soddisfattissimo di tanta festa, onoratissimo e beato di tante dimostrazioni.
 
Poi strinse al seno i parenti, giovani e vecchi, salutò cordialmente i domestici, i coloni, i loro bambini, le balie e i conoscenti, e finalmente chiese la grazia di ritirarsi nella sua stanza, ove chiuse l'uscio a doppio giro di chiave, cadde sul canapè, mandò un profondo sospiro, e sentì il bisogno di stirarsi e di respirare in libertà, a pieni polmoni.
 
Poi chiuse gli occhi, e cercò di dormire; ma l'eco dell'inno nazionale gl'intronava sempre gli orecchi, le stonature del clarinetto gli avevano urtati i nervi e gl'impedivano il sonno. Dopo d'aver preso alla meno peggio[5] un qualche riposo, si decise finalmente di aprire la finestra, e quello fu l'istante più beato del giorno. Sentì l'aria pura e imbalsa[Page 89]mata del paese nativo che gli sbatteva sul viso, ne riconobbe il profumo, gli parve che quegli aliti montani dissipassero la nebbia che gli offuscava la mente. Gli scomparvero come per incanto gli anni trascorsi, perdette la memoria delle lotte sanguinose, dei tumulti del parlamento, del febbrile lavoro del ministero, e li credette un sogno di malato. Difatti le cime de' suoi monti, i casolari delle colline, le brune chiome del bosco che gli stavano davanti, non avevano punto mutato d'aspetto. Riconobbe la casa bianca sul poggio, respirò con voluttà l'esalazione del fieno recentemente reciso, guardò con affetto l'orto paterno e la vigna che portava ancora i suoi grappoli. Rimase lungamente estatico a quella finestra, contemplando quel panorama così eloquente al suo cuore.
 
Poi aperse l'uscio, accolse il fratello e il nipote... e chiese subito della signora Matilde. 
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