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意大利语初学:LO ZIO MINISTRO.-7
日期:2024-11-22 11:28  点击:294
"Ah, mi dirai che ci sono i gran giorni, i tripudi della gloria, le soddisfazioni del potere, la fama che vola. Ah, amico mio, tutte queste cose non valgono i beni perduti... la libertà... l'amore... la scienza... la vita insomma colle sue burrasche, ma colle sue bonaccie, colle sue gioie tranquille, serene, nel seno della famiglia!
 
"La mia generazione ha dovuto subir tutto per fare l'Italia; la nostra vita era consacrata a questa idea: si voleva vincere o morire, e ne valeva la pena, perchè un popolo schiavo non è che un vile branco d'animali. Abbiamo vinto, coll'aiuto di Dio, e malgrado tutte le nostre sciocchezze, ora l'Italia è fatta, e voi fortunati che non avete che a conservarla e farla migliore! Ora non è nei banchi dei ministeri che si farà prosperare l'Italia, ma bensì colle cure della vita privata, migliorando l'agricol[Page 93]tura, le industrie, le arti, il commercio, creando delle famiglie oneste, colte, operose, lavorando ciascheduno al proprio posto, pel bene di tutti. Se il dovere ci chiama a servire pubblicamente il paese, non è lecito rifiutarsi, bisogna concorrere in tutti a sopportare certi incarichi noiosi ma indispensabili, ma bisogna giudicare queste funzioni come un peso necessario, non come una scala dell'ambizione o dell'interesse. Questo è lo scopo che devono prefiggersi i galantuomini che non hanno bisogno del pane del governo, e fortunati loro e la patria se vogliono intenderla. In quanto a te, mio Sandrino, vuoi che ti dica francamente che cosa io farei, se fossi al tuo posto? Vorrei sposare l'Annina, formare una buona famiglia, migliorare i miei campi, e servire il paese raddoppiando i prodotti del suolo. La vita sociale bene intesa, non deve contrariare gl'istinti, ma secondarli. Nella scelta dello stato non dobbiamo consultare l'ambizione, ma le nostre naturali inclinazioni, che, coltivate a dovere, daranno utili risultati. Da tale condotta derivano la fortuna e la felicità. Tu che le hai sulla porta, non andare a cercarle da lontano. Ami l'Annina; è una buona e bella ragazza; devi sposarla, e sarete felici."
 
—Ma chi le ha detto, caro zio, che amo l'Annina?
 
—Nessuno. Se me l'avessero detto, potrei dubitarne; ma l'ho veduto co' miei occhi, e m'inganno di raro. Vuoi negare che l'ami?
 
—Non posso negarlo, ma che cosa direbbe mio padre, se rovesciassi tutto il suo piano sul mio avvenire?
 
—Come tutti gli uomini semplici, tuo padre è felice senza saperlo; tocca a me illuminarlo, e non mi sarà difficile di convincerlo che fu sempre più felice di suo fratello ministro!
 
—Dunque non avete più l'intenzione di condurmi a Roma?
 
—Anzi domani partiamo. Anche coloro che servono il paese restando sotto al tetto che li vide nascere, devono visitare l'Italia. È così bella, e poi conoscere la patria è un[Page 94] dovere per chi può farlo, ed è una scuola che può sempre servire. E poi vedrai quello che non conosci, avrai tempo di meditare la grave questione della scelta dello stato, e fra un mese potrai scegliere fra un impiego, o un bel regalo di nozze per la sposa. Accetti la mia proposta?
 
Sandrino gettò le braccia al collo di suo zio... e all'indomani partirono. Un mese dopo Sandrino ritornava al suo villaggio con un magnifico presente dello zio ministro all'Annina, che col pieno consenso paterno diventava sua sposa. Era beato d'aver veduto Roma... e d'essere tornato a casa, e si mise sul serio ad utilizzare i suoi studi di naturalista diventando un ottimo agricoltore.

Lo zio gli scrisse ultimamente da Roma una lunga lettera, che si può compendiare in queste poche parole: "Apparecchiami l'appartamento verso le colline. Finalmente posso anch'io ritirarmi dalla vita pubblica, e voglio finire i miei giorni nella pace del mio villaggio, in seno d'una famiglia felice."
 
antonio caccianiga.

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11/22 19:56