- Ben, cantacene un po' una, Pin, - dicono adesso, come se nulla fosse
successo, come se non ci fosse stato un patto severissimo tra lui e loro, un
patto consacrato da una parola misteriosa:
gap.
-
Ale, - fa Pin, con le labbra che gli tremano, pallido. Sa che non può
cantare. Vorrebbe piangere, invece scoppia in uno strillo in ; che schioda i
timpani e finisce in uno scatenio d'improperi: - Bastardi, figli di quella
cagna impestata di vostra madre vacca sporca lurida puttana!
Gli altri stanno a guardare cosa gli è preso, ma Pin è già scappato
dall'osteria.
Fuori, il primo impulso sarebbe di cercare quell'uomo, quello che
chiamano ? comitato ? e dargli la pistola: ora è l'unica persona che Pin
sente di rispettare, anche se prima, cosi zitto e serio, gli ispirava diffidenza.
Ma adesso è l'unico che potrebbe comprenderlo, ammirarlo per il suo
gesto, e forse lo prenderebbe con sé a far la guerra contro i tedeschi, loro
due soli, armati di pistola, appostati agli angoli delle vie. Ma Comitato
chissà dov'è adesso: non si può chiedere in giro, nessuno l'aveva mai visto
prima.
La pistola rimane a Pin e Pin non la darà a nessuno e non dirà a nessuno
che l'ha. Solo farà capire che è dotato d'una forza terribile e tutti lo
obbediranno. Chi ha una pistola vera dovrebbe fare dei giochi me-
ravigliosi, dei giochi che nessun ragazzo ha fatto mai, ma Pin è un ragazzo
che non sa giocare, che non sa prender parte ai giochi né dei grandi né dei
ragazzi. Pure adesso Pin andrà lontano da tutti e giocherà tutto solo con la
sua pistola, farà giochi che nessun altro conosce e nessun altro potrà mai
sapere.