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Del reame di Melibar.
Melibar è uno grandissimo reame, ed ànno re e loro ling[u]aggio. No rendono trebuto a niuna persona, e sono
idolatri. Di questo paese si vede piú la tramontana. † E d'un alt(r)o paese che v'è allato, ch'à nome Gofurat, ed esce bene
ogni die ben 100 navi di corsali, che vanno rubando tutto il mare; e menano co loro le mogli e i fanciulli, e tutta la state
vi stanno in corso e fanno grande danno a' mercatanti. E' partonsi, e sono tanti che pigliano ben 100 miglie e piú del
mare, e fannosi insegne di fuoco, sicché veruna nave non può passare per quello mare che non sia presa. Li mercatanti,
che 'l sanno, vanno molti insieme e bene armati, sí che non ànno paura di lor[o], e danno loro malaventura piú volte, ma
no per tanto che pure si ne pígliaro. Ma non fanno altrui male, se non ch'elli rubano e tolgono altrui tutto l'avere, e
dicono: «Andate a procacciare dell'altro».
Qui si à pepe e gengiove e canella e turbitti e noci d'Ind[ia] e molte ispezie, e bucherame del piú bello del
mondo. Li mercatanti recano qui rame, drappi di seta e d'oro e d'ariento, garofani e spigo, perch'elli non n'ànno; qui si
vengono i mercatanti di Mangi e p[o]rt[a]nsi queste mercatantie per molti parti.
A dirvi di tutte le contrade del paese sarebbe troppo lunga mena; diròvi del reame di Gufurat, e di loro maniera
e costumi.