Dopo un po' di tempo acquistò un'altra mucca, la macellò e calcolò che, vendendo bene la carne, avrebbe potuto ricavare il prezzo delle due mucche, oltre ad avere la pelle. Quando giunse in città con la carne, davanti alla porta accorse un intero branco di cani preceduto da un grosso levriero; questo saltò intorno alla carne, annusò e abbaiò: "Bau, bau, bau, bau." Siccome non voleva smetterla, il contadino gli disse: "Sì, lo so, fai ›bau, bau‹ perché‚ vorresti un po' di carne, ma io farei un bell'affare se te la dessi!" Ma il cane non rispose altro che "bau, bau." – "Se tu non te la mangerai, garantisci per i tuoi compagni?" – "Bau, bau," disse il cane. "Be', se insisti te la lascerò, ti conosco bene e so da chi presti servizio; ma ricordati: fra tre giorni devo avere il mio denaro, me lo porterai." Dopo di che scaricò la carne e tornò indietro. I cani vi si lanciarono sopra abbaiando forte "bau bau!" Il contadino, che li udiva da lontano, disse fra s': "Senti senti, adesso ne vogliono tutti, ma quello grosso me ne sarà garante."
Passati tre giorni, il contadino pensò tutto contento: Questa sera avrai il tuo denaro in tasca. Ma nessuno venne a pagarlo. "Non ci si può fidare di nessuno," disse, e infine gli scappò la pazienza, andò in città dal macellaio e pretese il suo denaro. Il macellaio pensò che fosse uno scherzo, ma quando il contadino disse: "Lasciamo perdere gli scherzi, io voglio il mio denaro. Il cane grosso non vi ha portato tre giorni fa l'intera mucca macellata?" Il macellaio andò in collera, afferrò un manico di scopa e lo cacciò fuori. "Aspetta," disse il contadino, "c'è ancora giustizia a questo mondo!" e andò al castello reale e chiese udienza. Fu condotto innanzi al re, che sedeva accanto a sua figlia e gli domandò quale torto gli avessero fatto. "Ah," disse lui, "le rane e i cani hanno preso il mio avere, e il macellaio mi ha ripagato per questo con il bastone." E narrò minuziosamente come era andata. Allora la figlia del re scoppiò a ridere e il re gli disse: "Non posso darti ragione, ma in compenso ti darò in moglie mia figlia. In tutta la sua vita non ha mai riso, tranne appunto di te, io l'ho promessa a colui che la facesse ridere. Puoi ringraziare Dio per la tua fortuna." – "Oh," rispose il contadino, "non la voglio affatto: a casa ho una donna sola, e quando torno a casa è come se ce ne fosse una in ogni angolo." Allora il re andò in collera e disse: "Se sei così villano devi avere un'altra ricompensa: ora vattene, ma fra tre giorni ritorna che te ne saranno contati cinquecento."
Quando il contadino uscì dalla porta, la sentinella disse. "Hai fatto ridere la figlia del re, avrai ricevuto qualcosa per questo." – "Lo credo bene," rispose il contadino, "me ne pagheranno cinquecento." – "Senti," disse il soldato, "dammene un po', cosa vuoi fartene di tutto quel denaro!" – "Be'," disse il contadino, "perché‚ sei tu te ne darò duecento; fra tre giorni presentati al re e fatteli contare." Un ebreo che era lì vicino e aveva udito la conversazione, corse dietro al contadino, lo prese per la giubba e disse: "Gran Dio, siete proprio fortunato. Voglio cambiarveli, voglio convertirli in moneta spicciola, che ve ne farete di quegli scudi sonanti!" – "Giudeo," disse il contadino, "puoi averne ancora trecento; dammeli subito in spiccioli e di qui a tre giorni sarai pagato dal re." L'ebreo fu contento del piccolo guadagno e portò la somma in soldi di cattiva lega, che tre ne valevano due buoni. Trascorsi i tre giorni, il contadino si recò dal re, come gli era stato ordinato. "Togliti la giubba," disse questi, "devi avere i tuoi cinquecento." – "Ah," disse il contadino, "non appartengono più a me: duecento li ho regalati alla sentinella e trecento me li ha cambiati l'ebreo; non ho più diritto neanche a uno." In quella entrarono il soldato e l'ebreo e pretesero ciò che avevano ottenuto dal contadino; ed ebbero le botte secondo quanto spettava loro. Il soldato le sopportò con pazienza poiché‚ ne conosceva già il sapore; l'ebreo invece gemeva: "Ahimè, sono questi gli scudi sonanti!" Il re dovette ridere del contadino e dato che la collera era scomparsa gli disse: "Siccome hai perso il compenso ancora prima di riceverlo, ti voglio risarcire: vai nella camera del tesoro e prendi tutto il denaro che vuoi." Il contadino non se lo fece dire due volte e si ficcò in tasca tutto quello che poteva starci. Poi andò all'osteria e contò il suo denaro. L'ebreo gli era andato dietro e lo sentiva brontolare fra s': "Quel briccone del re mi ha menato per il naso! Non poteva darmelo lui stesso il denaro? Adesso almeno saprei quanto ho: come posso sapere se è giusto quel che mi sono ficcato in tasca?" – "Dio guardi!" disse l'ebreo fra s'. "Costui parla con disprezzo del nostro signore: corro subito a dirlo, otterrò una ricompensa e lui, per di più, sarà punito." Quando il re venne a sapere il discorso del contadino, andò in collera e ordinò all'ebreo di andare a prendere il colpevole. L'ebreo corse dal contadino: "Dovete venir subito da Sua Maestà, senza indugio." – "So meglio di voi quel che ci vuole," rispose il contadino, "prima mi faccio fare una giubba nuova; credi forse che con tutto il denaro che ho, voglia andarci vestito di stracci?" L'ebreo comprese che senza una giubba nuova il contadino non si sarebbe mosso, e siccome temeva che, sfumando la collera del re, egli ci avrebbe rimesso la sua ricompensa e il contadino la sua punizione, disse: "Vi presterò la mia giubba per pura amicizia: che cosa non si fa quando si vuole bene!" Il contadino accettò, indossò la giubba dell'ebreo e andò con lui dal re. Il re rinfacciò al contadino le male parole che l'ebreo gli aveva riferite. "Ah," rispose il contadino, "ciò che dice un ebreo è sempre falso; a loro non esce di bocca neanche una parola che sia sincera! Questo qui ha il coraggio di dire che io ho addosso la sua giubba!" – "Che volete dire?" esclamò l'ebreo. "Non è mia la giubba, non ve l'ho forse imprestata per amicizia, perché‚ poteste presentarvi davanti a Sua Maestà?" All'udire queste parole il re disse: "L'ebreo ha di certo ingannato qualcuno: o me, o il contadino." E gli fece suonare ancora qualche scudo sulla groppa. Il contadino invece se ne ritornò a casa con la sua bella giubba e con il suo bel denaro in tasca e disse: "Questa volta l'ho imbroccata!"从前有个农夫,赶着一头母牛去集市出售,结果卖了七个银币。 在回家的路上,他经过一个池塘,远远地就听到青蛙们在叫:"呱--呱--呱--呱--。""嘿,"农夫自言自语地说,"你们真是在胡说八道。我只卖了七个银币,不是八个。"他走到池塘边,冲着青蛙喊道:"你们这些愚蠢的东西!难道你们还没有搞清楚吗?是七个银币,不是八个!"可是青蛙还在那里叫着:"呱,呱,呱,呱。""我说,要是你们真的不相信,我可以数给你们看。"农夫说着便从口袋里掏出钱来数,并把二十个小钱算成一个银币,结果数来数去还是七个银币,然而青蛙们根本不管他数出来的钱是多少,只管一个劲地叫着:"呱,呱,呱,呱。""什么?"农夫生气地喊道,"要是你们自以为懂得比我还多,那你们就自己去数吧。"他说着把钱全部扔进了水里。 他站在池塘边,等待着青蛙们把钱数完后还给他,可是青蛙们却固执己见,仍然叫着:"呱,呱,呱,呱。"它们再也没有把钱还回来。 农夫在那里等了很久,一直等到天黑,才不得不回家。 临走的时候,他大声骂青蛙:"你们这些水鬼,你们这些蠢货,你们这些阔嘴巴、鼓眼睛的家伙!你们整天吵得别人耳朵根不得清静,而你们居然连七个银币都数不清!你们以为我会一直呆在这里等着你们把钱数清吗?"他说完这番话就走了,而青蛙们还在喊着:
"呱,呱,呱,呱",气得他到家时仍然憋着一肚子气。
过了一阵子,农夫又买了一头牛,把它宰了。 他一算计,发现自己不仅可以挣回两头牛的钱,而且还白得一张牛皮。 于是,他把肉运到了城里;可是城门口有一大群狗,领头的是一只大狼犬。 大狼犬围着牛肉跳来跳去,一面闻一面"汪,汪,汪"地叫着。 农夫看到自己怎么也制止不了它,便对它说:"是的,是的,我知道你那'汪,汪,汪'的意思。你是想吃点肉,可要是我们肉给了你,我自己就倒霉了!"但是狼犬只是回答"汪,汪,汪"。 "那么你愿不愿意答应不把肉全吃完,并且愿意为其他狗作担保呢?""汪,汪,汪,"狼犬叫着。 "好吧,要是你硬要这么做,我就把肉都留在这里。我认识你,也知道你在谁家当差。我把话说在头里,你必须在三天内把钱还给我,不然我叫你好看!你可以把钱送到我家去。"说着,农夫就把肉卸在地上,转身回家去了。 那群狗一下子扑到牛肉上,大声叫着:"汪,汪,汪!"
农夫在远处听到它们的叫声,自言自语地说:"听啊,它们现在都想吃一点,但账得由那头大狼犬付。"
三天过去了,农夫想:"今晚我的钱就可以装在我的口袋里了。"想到这里,他非常高兴。 然而谁也没有来给他还钱。 "这年月谁也不能相信!"他说。 到最后他终于不耐烦了,只好进城找屠夫要钱。 屠夫以为他是在开玩笑,可是农夫说:"谁和你开玩笑?我要我的钱!难道你的那条大狼犬三天前没有把一整头牛的肉给你送来吗?"屠夫这次真的发火了,一把抓起扫帚把农夫赶了出去。 "你等着,"农夫说,"这世界上还有公道呢!"他说着就跑到王宫去喊冤,结果被带去见国王。 国王正和公主坐在一起,他问农夫有什么冤屈。 "天哪!"他说,"青蛙和狗把我的钱拿走了,屠夫不但不认账,还用扫帚打我。"接着,他把事情从头至尾讲了一遍,逗得公主开心地哈哈大笑。 国王对他说:"这件事情我无法为你主持公道,不过我可以把我女儿嫁给你。她一辈子还从来没有像笑你那样大笑过;我许过愿,要把她嫁给能使她发笑的人。你能交上这样的好运,真得感谢上帝!"
"哦,"农夫回答,"我才不想娶你女儿呢。我已经有了一个老婆,而这个老婆我都嫌多。每次我回到家里,总觉得到处都有她似的。"国王一听就生了气,说:"你真是个蠢货!""嗨,国王老爷,"农夫说,"除了牛肉,你还能指望从牛身上得到什么呢?""等等,"国王说,"我另外给你一样奖赏吧。你现在去吧,过三天再回来。我要给你整整五百块银元。"
农夫从宫门出来时,卫兵问他:"你把公主逗笑了,肯定得到什么奖赏了吧?""我想是吧,"农夫说,"国王要给我整整五百块银元呢。""你听我说,"卫兵说,"你要那么多钱干什么?分一点给我吧!""既然是你嘛,"农夫说,"我就给你两百块吧。你三天后去见国王,让他把钱付给你好了。"站在旁边的一位犹太人听到了他们的谈话,赶紧追上农夫,拽着他的外衣说:"我的天哪,你的运气真好啊!你要那些大银元做什么?把它们换给我吧,我给你换成小钱。""犹太人,"农夫说,"你还有三百块银元好拿,赶紧把小钱给我吧。三天后让国王把钱给你好了。"犹太人很高兴自己占到了便宜,给农夫拿来了一些坏铜钱。 这种坏铜钱三枚只能值两枚。 三天过去了,农夫按国王的吩咐,来到了国王的面前。 国王突然说道:"脱掉他的外衣,给他五百板子。""嗨,"农夫说道,"这五百已经不属于我了。我把其中的两百送给了卫兵,把另外的三百换给了犹太人,所以它们根本不属于我。"就在这时,卫兵和犹太人进来向国王要钱,结果分别如数挨了板子。 卫兵因为尝过板子的滋味,所以挺了过来;犹太人却伤心地说:"天哪,天哪,这就是那些沉重的银元吗?"国王忍不住对农夫笑了,怒气也消失了。 他说:"既然你在得到给你的奖赏之前就已经失去了,我愿意给你一些补偿。你到我的宝库去取一些钱吧!愿意拿多少就拿多少。"这句话农夫一听就懂,把他的大口袋装得满满的,然后他走进一家酒店,数着他的钱。 犹太人悄悄跟在他的后面,听见他在低声嘀咕:"那个混蛋国王到底还是把我给骗了!他干吗不自己把钱给我呢?这样我就能知道他究竟给了我多少。他现在让我自己把钱装进口袋,我怎么知道有多少钱呢?""我的天哪,"犹太人心中想道,"这个家伙居然在说国王大人的坏话。我要跑去告诉国王,这样我就能得到奖赏,而这家伙就会受到惩罚。"
国王听了农夫说过的话大发雷霆,命令犹太人去把农夫抓来。 犹太人跑到农夫那里,对他说:"国王让你赶紧去见他。""我知道怎么去更好,"农夫回答,"我要先请裁缝给我做件新外套。你认为口袋里装着这么多钱的人能穿着这身旧衣服去见国王吗?"犹太人看到农夫怎么也不愿意穿着旧衣服去见国王,怕时间一长国王的怒火平息了,自己会得不到奖赏,农夫也会免遭惩罚,便对他说:"纯粹是出于友谊,我暂时把我的外套借给你。为了友爱,人可是什么事情都肯做的呀!"农夫对这种安排很满意,便穿上犹太人的外套,和他一起去见国王。
国王责问农夫为什么要说犹太人所告发的那些坏话。
"啊,"农夫说,"犹太人什么时候说过真话呢?狗嘴里吐不出象牙来!这混蛋大概还要说我身上的外套是他的呢。"
"你说什么?"犹太人嚷道,"难道那外套不是我的吗?难道我没有出于友谊把它借给你,好让你来见国王吗?"国王听到这里便说:"这个犹太人肯定骗了人,不是骗了我就是骗了农夫,"然后又命令人再赏给他一些硬板子。 农夫穿着漂亮的外套,口袋里装着鼓鼓的钱,边往家走边想:"这次的交易做成功了!"