C'era una volta un sarto che aveva tre figli e una sola capra. Siccome questa doveva nutrirli tutti e tre con il suo latte, il sarto voleva che le si desse della buona erba e che, ogni giorno, la si co
nducesse al pascolo. Così i figli la portavano a pascolare a turno. Il maggiore la portò al camposanto, dove c'era l'erba più bella, e la lasciò scorrazzare liberamente. La sera, venuta l'ora del ritorno, domandò: -Capra, hai mangiato a sazietà?-. La capra rispose:-Ho mangiato a sazietà, neppure se ne avessi voglia potrei farci stare una foglia: bèee! bèee!--Allora andiamo a casa- disse il giovane; la prese per la fune, la co
ndusse nella stalla e la legò. -Be'- disse il vecchio sarto -la capra ha avuto la sua pastura?- -Oh- rispose il figlio -è così sazia da non poter più mangiar foglia.- Ma il padre volle co
ntrollare di persona, andò nella stalla e domandò: -Capra, hai mangiato a sazietà?-. L'animale rispose:-Come potevo mangiare e lo stomaco saziare? Una tomba ho calpestato, neppure una foglia vi ho trovato: bèee! bèee!-Adirato, il sarto corse di sopra e disse al giovane: -Ehi, bugiardo! perché‚ hai fatto patir la fame alla mia capra?-. Staccò il bastone dal muro e lo scacciò. Il giorno dopo toccò al seco
ndo figlio, e anche questi scelse un luogo ove si trovava della buona erba, e la capra se la mangiò tutta. La sera, venuta l'ora del ritorno, domandò: -Capra, hai mangiato a sazietà?-. La capra rispose:-Ho mangiato a sazietà, neppure se ne avessi voglia potrei farci stare una foglia: bèee! bèee!--Allora andiamo a casa- disse il giovane, la co
ndusse nella stalla e la legò. -Be'- domandò il vecchio sarto -la capra ha avuto la sua pastura?- -Oh- rispose il giovane -è così sazia da non poter più mangiar foglia.- Ma il vecchio sarto volle co
ntrollare di persona, andò nella stalla e chiese: -Capra, hai mangiato a sazietà?-. L'animale rispose:-Come potevo mangiare e lo stomaco saziare? Una tomba ho calpestato, neppure una foglia vi ho trovato: bèee! bèee!--Razza di bugiardo!- gridò il sarto. -Far patire la fame a una bestia tanto buona!- Corse di sopra, prese il bastone e scacciò di casa anche il seco
ndo figlio. Ora toccò al terzo; questi volle farsi o
nore e perciò cercò per la capra la pastura migliore di questo mondo. La sera, venuta l'ora del ritorno, domandò: -Capra, hai mangiato a sazietà?-. L'animale rispose:-Ho mangiato a sazietà, neppure se ne avessi voglia potrei farci stare una foglia: bèee! bèee!--Allora andiamo a casa- disse il giovane, la co
ndusse nella stalla e la legò. -Be'- disse il padre -la capra ha avuto finalmente la sua pastura?- -Oh- rispose il figlio -è così sazia da non poter più mangiar foglia.- Ma il vecchio sarto non si fidava, andò nella stalla e domandò: -Capra, hai mangiato a sazietà?-. L'animale malvagio rispose:-Come potevo mangiare e lo stomaco saziare? Una tomba ho calpestato, neppure una foglia vi ho trovato: bèee! bèee!--Aspetta me, bugiardone!- gridò il sarto fuor di s‚ dalla collera. -Vuoi proprio farmi diventar matto!- Andò di sopra con la faccia tutta rossa, prese il bastone e scacciò anche il terzo figlio. Ora egli era solo con la sua capra, e il giorno dopo le disse: -Vieni, cara bestiola, ti menerò io stesso al pascolo-. La prese per la fune e la co
ndusse lungo siepi verdi, nel millefoglio e altre erbe che piacciono alle capre, lasciandola pascolare fino a sera. Allora domandò: -Capra, hai mangiato a sazietà?-. Essa rispose:-Ho mangiato a sazietà, neppure se ne avessi voglia potrei farci stare una foglia: bèee! bèee!--Allora andiamo a casa- disse il sarto; la co
ndusse nella stalla e la legò. -Stavolta ti sei proprio saziata!- disse andandosene; ma la capra non lo trattò meglio e gridò:-Come potevo mangiare e lo stomaco saziare? Una tomba ho calpestato, neppure una foglia vi ho trovato: bèee! bèee!-All'udire queste parole, il sarto rimase avvilito e comprese di aver scacciato i suoi tre figli ingiustamente. -Aspetta- esclamò -creatura iniqua e scellerata, non devi più farti vedere fra gente per bene!- Corse di sopra a prendere il rasoio, insaponò la testa della capra e la rasò come il palmo della mano. Poi prese la frusta e la cacciò fuori. Ora il sarto era triste di essere costretto a vivere tutto solo, e avrebbe ripreso volentieri i suoi figli, ma nessuno sapeva dove erano finiti. Il maggiore era andato a imparare il mestiere da un falegname. Imparò con zelo e diligenza e quando, finito il tirocinio, dovette partire, il maestro gli regalò un tavolino di legno comune, dall'aspetto tutt'altro che particolare, ma quando lo si metteva a terra e si diceva: -Tavolino, apparecchiati!- eccolo d'un tratto coprirsi di una linda tovaglietta, con un piatto, posate, e vassoi di lesso e di arrosto quanti ce ne potevano stare, e un bel bicchierone di vino rosso che scintillava da rallegrare il cuore. Il giovane apprendista pensò: "Ne hai abbastanza per tutta la vita." Così se ne andò in giro per il mo
ndo allegramente, senza curarsi che una locanda fosse buona o cattiva: quando gliene saltava il ticchio, non vi si fermava neppure, ma andava invece nel campo, nel bosco o in un prato, come più gli piaceva; si toglieva il tavolino dalle spalle, se lo metteva davanti, diceva -Tavolino apparecchiati!- ed ecco comparire tutto ciò che desiderava. Alla fine pensò di ritornare dal padre: l'avrebbe accolto volentieri con il tavolino magico! Ora avvenne che la sera, sulla strada del ritorno, giunse in una locanda ove si trovava molta gente che gli diede il benvenuto e lo invitò a sedersi e a mangiare con loro. -No- rispose il falegname -non voglio togliervi quei due bocconi di bocca; piuttosto sarete voi miei ospiti.- Essi pensarono che volesse burlarsi di loro, ma egli mise in mezzo alla stanza il suo tavolino di legno e disse: -Tavolino, apparecchiati!-. Ed eccolo subito guarnito di cibi squisiti, quali l'oste non avrebbe mai potuto procurare, e il cui profumo stuzzicò piacevolmente le nari degli ospiti della locanda. -Be', se è così, ci serviamo- dissero quelli. Si avvicinarono, estrassero i coltelli e non fecero complimenti, poiché‚ non appena un piatto era vuoto veniva subito sostituito da uno colmo. Così tutti se la spassarono allegramente; ma l'oste che se ne stava a guardare in un angolo senza sapere che dire, pensò fra s‚: "Un simile cuoco ti farebbe comodo per la tua locanda!." Quando fu tardi, gli avventori si coricarono uno dopo l'altro, e anche il giovane apprendista si mise a letto, lasciando in un angolo il suo tavolino magico. A mezzanotte l'oste si alzò perché‚ i pensieri non lo lasciavano in pace, andò nel ripostiglio, prese un vecchio tavolino, identico nell'aspetto, e lo mise nell'angolo scambiandolo con quello vero. Il mattino dopo il falegname pagò il conto, prese il tavolino dall'angolo, senza sospettare che potesse essere falso, e se ne andò per la sua strada. A mezzogiorno arrivò da suo padre che si rallegrò di cuore quando lo vide e disse: -Be', caro figlio, cos'hai imparato?-. -Babbo- rispose questi -sono diventato un falegname.- -E cosa hai portato dal viaggio?- chiese il padre. -Babbo, il meglio che abbia portato è il tavolino.- Il sarto lo osservò e vide che era un tavolino brutto e vecchio, ma il figlio disse: -Babbo, è un tavolino magico; quando lo metto in terra e gli ordino di apparecchiarsi, subito vi compaiono le vivande più squisite e un vino che rallegra il cuore. Invitate pure tutti i parenti che possano ristorarsi e rifocillarsi: il tavolino li sazia tutti-. Quando la compagnia fu raccolta, mise il suo tavolino in mezzo alla stanza e disse: -Tavolino, apparecchiati!-. Ma nulla apparve e quello rimase vuoto, come qualsiasi altro tavolo che non comprende la lingua. Allora il giovane capì che il tavolino gli era stato rubato, si vergognò di fare la figura del bugiardo e i parenti se ne tornarono a casa senza aver mangiato n‚ bevuto. Il padre continuò a fare il sarto e il figlio andò a lavorare a bottega. Il seco
ndo figlio aveva imparato il mestiere da un mugnaio Finito il tirocinio il padrone gli disse: -Poiché‚ ti sei comportato così bene, ti regalo un asino che non tira il carretto e non porta sacchi!-. -E a che serve, allora?- domandò il giovane garzone. -Butta oro- rispose il mugnaio -se lo metti su un panno e dici: "Briclebrit" la brava bestia butta mo
nete d'oro di dietro e davanti.- -E' una bella cosa!- disse il giovane garzone, ringraziò il padrone e se ne andò in giro per il mondo. Ovunque andasse, cercava sempre le cose più fini, e quanto più erano care, tanto meglio era per lui, perché‚ poteva pagarle. Dopo aver girato un po' il mondo, pensò: "Dovresti tornare da tuo padre, con l'asino d'oro ti accoglierà volentieri." Ora avvenne che egli capitò nella stessa locanda dove era stato suo fratello. L'oste voleva prendergli l'asino, ma egli disse: -No, il mio ro
nzino lo porto io stesso nella stalla e lo lego io, perché‚ devo sapere dov'è-. Poi domandò che cosa vi fosse da mangiare e ordinò ogni ben di Dio. L'oste fece tanto d'occhi e pensò: "Uno che provvede da s‚ al suo asino, non ha certo molto da spendere." Ma quando il giovane trasse di tasca due mo
nete d'oro perché‚ provvedesse a comprargli ciò che aveva ordinato, allora corse a cercare il meglio che potesse trovare. Dopo pranzo il giovane domandò: -Quanto vi devo?-. -Un altro paio di mo
nete d'oro- rispose l'oste. Il garzone frugò in tasca, ma l'oro era alla fine, allora prese con s‚ la tovaglia e uscì. L'oste, che non capiva, lo seguì piano piano e lo vide entrare nella stalla. Allora sbirciò da una fessura nella porta e vide il garzone stendere la tovaglia sotto l'asino, gridare -Briclebrit-, e subito dalla bestia cadde una vera pioggia d'oro, di dietro e davanti. -Capperi!- esclamò l'oste. -Un simile borsellino non è male!- Il giovane pagò e andò a dormire; ma durante la notte l'oste scese di nascosto, legò un altro asino al posto di quello magico e menò questo in un'altra stalla. La mattina dopo il garzone se ne andò con la bestia pensando di co
ndurre con s‚ il suo asino d'oro. A mezzogiorno giunse dal padre che si rallegrò al vederlo e disse: -Cosa sei diventato, figlio mio?-. -Un mugnaio, caro babbo!- rispose egli. -Che cosa hai portato dal viaggio?- -Un asino, babbo.- Il padre disse: -Asini ce n'è abbastanza anche qui, mentre mancano altri animali-. -Sì- rispose il figlio -ma è un asino d'oro: se gli dico "Briclebrit" riempie di oro un'intera tovaglia! Fate radunare tutti i parenti, voglio renderli ricchi.- Quando furono tutti riuniti, il mugnaio disse: -Fate un po' di posto- e distese a terra la tovaglia più grande che c'era in casa. Poi andò a prendere l'asino e ve lo mise sopra. Ma quando gridò: -Briclebrit- pensando che le mo
nete d'oro si sarebbero sparse per tutta la stanza, apparve chiaro che la bestia non co
nosceva affatto quell'arte, poiché‚ non tutti gli asini ci arrivano. Allora il ragazzo fece la faccia lunga e comprese di essere stato ingannato; i parenti invece se ne andarono a casa poveri come erano venuti, ed egli dovette entrare a servizio da un mugnaio. Il terzo fratello era andato a imparare il mestiere da un tornitore, e dovette fare pratica più a lungo. Ma i suoi fratelli gli scrissero come fossero andate le cose, e come proprio l'ultima sera l'oste li avesse derubati dei loro begli oggetti magici. Quando il tornitore ebbe finito il tirocinio e dovette partire, il padrone gli disse: -Poiché‚ ti sei comportato così bene, ti regalerò un sacco; dentro c'è un randello-. -Il sacco me lo metterò in spalla, ma che me ne faccio di un randello?- -Te lo spiego subito- rispose il padrone. -Se qualcuno ti ha fatto del male, basta che tu dica: "Randello, fuori dal sacco!" e il randello salta fuori e balla così allegramente sulla schiena della gente da farla stare otto giorni a letto senza potersi muovere; e non la smette se tu non dici: "Randello, dentro al sacco!."- L'apprendista lo ringraziò, si mise il sacco in spalla e se qualcuno gli si avvicinava per aggredirlo, egli diceva: -Randello, fuori dal sacco!- e subito il randello saltava fuori e li spolverava l'uno dopo l'altro sulla schiena, e non la smetteva finché‚ c'era giubba o farsetto; e andava così svelto che non te l'aspettavi ed era già il tuo turno. Una sera, anche il tornitore giunse nell'osteria dov'erano stati derubati i suoi fratelli. Mise il suo sacco accanto a s‚ sulla tavola e incominciò a racco
ntare le meraviglie che a volte si inco
ntrano in giro per il mondo, come tavolini magici e asini d'oro. Ma tutto ciò non era nulla a co
nfronto del tesoro che egli si era guadagnato e che si trovava nel sacco. L'oste tese le orecchie e pensò: "Cosa potrà essere? Non c'è il due senza il tre, mi pare giusto avere anche questo." Il forestiero si distese poi sulla panca e si mise il sacco sotto la testa come cuscino. Quando lo credette addormentato profondamente, l'oste gli si avvicinò e incominciò con gran cautela a smuovere e a tirare il sacco, cercando di toglierlo e di sostituirlo con un altro. Ma il tornitore lo stava aspettando da un pezzo e, come l'oste volle dare uno strattone vigoroso, quello gridò: -Randello, fuori dal sacco!-. Subito il randello saltò addosso all'oste e gli spianò le costole di santa ragione. L'oste incominciò a gridare da far pietà, ma più gridava e più forte il randello gli batteva il tempo sulla schiena, finché‚ cadde a terra sfinito. Allora il tornitore disse: -Vuoi rendere finalmente il tavolino magico e l'asino d'oro? Se non lo fai ricomincia la danza-. -Ah, no- esclamò l'oste -restituisco tutto volentieri, purché‚ ricacciate nel sacco quel maledetto diavolo!- Il garzone disse: -Per questa volta passi, ma guardati bene dal fare tiri mancini!-. Poi disse: -"Randello, dentro al sacco!" e ve lo lasciò. Così il mattino dopo il tornitore ritornò a casa dal padre con il tavolino magico e l'asino d'oro. Il sarto fu felice di rivederlo e disse: -Che cosa hai imparato?-. -Babbo- rispose -sono diventato tornitore.- -Un bel mestiere- disse il padre. -Cos'hai portato dal viaggio?- -Babbo, un randello nel sacco.- -Un randello? Utile davvero!- -Sì, babbo, ma se dico: "Randello, fuori dal sacco!" salta fuori e co
ncia per le feste i malintenzionati; in questo modo ho potuto riprendere il tavolino magico e l'asino d'oro. Fate venire i miei fratelli e tutti i parenti: voglio che mangino, bevano e si riempiano le tasche d'oro.- Quando furono tutti riuniti, il tornitore stese un panno nella stanza, portò dentro l'asino e disse: -Adesso parlagli, caro fratello-. Allora il mugnaio disse: -Briclebrit!- e all'istante le mo
nete d'oro caddero tintinnando sul panno, e la pioggia non cessò finché‚ tutti i presenti non ebbero le tasche piene. Poi il tornitore andò a prendere il tavolino e disse: -Adesso parlargli, caro fratello-. E il falegname disse: -Tavolino, apparecchiati!- e subito eccolo apparecchiato e abbo
ndantemente fornito di piatti prelibati. Così i parenti mangiarono, bevvero e se ne andarono a casa tutti contenti. Il sarto invece visse in pace coi i suoi tre figli. Ma dov'è finita la capra, colpevole di aver spinto il sarto a scacciare i tre figli? Era corsa a rannicchiarsi in una tana di volpe. Quando la volpe rincasò, si vide sfavillare di fro
nte nell'oscurità due occhiacci e fuggì via piena di paura. L'orso la incontrò e vide che la volpe era tutta turbata. Allora disse: -Perché‚ hai quella faccia, sorella volpe?-. -Ah- rispose Pelorosso -nella mia tana c'è un mostro che mi ha guardato con due occhi fiammeggianti!- -Lo cacceremo fuori- disse l'orso; l'accompagnò alla tana e guardò dentro. Ma quando scorse quegli occhi di fuoco, fu preso anche lui dalla paura, cosicché‚ non volle cimentarsi con il mostro e se la diede a gambe. Incontrò però l'ape che vedendolo con un aspetto non proprio ilare, disse: -Orso, perché‚ hai quella faccia abbattuta?-. -Nella tana di Pelorosso c'è un mostro con gli occhiacci e non possiamo cacciarlo fuori!- rispose l'orso. L'ape disse: -Io sono una povera e debole creatura, che voi non guardate neanche per strada; ma voglio un po' vedere se posso aiutarvi-. Volò nella tana, si posò sulla testa pelata della capra e la punse con tanta forza che quella saltò su gridando: -Bèee! bèee!- e corse fuori come una pazza. E finora nessuno sa dove se ne sia andata.很久以前有个裁缝,他有三个儿子。 家里养了一头羊,全家人靠羊奶生活,所以必须把它喂好养好。 三个儿子轮流去放羊。 一天,大儿子把羊赶到了教堂的院子里,因为那里的草长得十分茂盛。 羊一边吃草一边欢蹦乱跳,傍晚,该回家了,大儿子问羊:"你吃饱了吗?"羊儿回答:
"我已经吃了许多,
一根都不想再碰。
咩……咩……"
"那我们回家吧。"男孩说着就拉起绳子,牵着羊回家,并把它拴进棚里。
老裁缝问:"羊吃饱了没有?"
"它吃得很饱,一根都吃不下了。"父亲想证实一下,于是来到羊圈,抚摸着心爱的牲口问:"羊啊,你吃饱了没有?"
"我哪里能吃得饱?
跳越小沟一道道,
没见到一根草。
咩……咩……"
"太不像话了!"老裁缝喊着跑上楼质问儿子:"你这小子!你说羊吃饱了,可它明明饿着!"一气之下,他从墙上取下板尺,将儿子一阵痛打赶出了家门。
第二天轮到二儿子放羊。 他在花园的篱笆旁找到一片肥嫩的鲜草,羊儿一点一点的全吃光了。 傍晚,男孩想回家,就问羊:"你吃饱了吗?"羊儿回答:
"我已经吃了许多,
一根都不想再碰。
咩……咩……"
"那我们回家吧。"男孩说着就拉起绳子,牵着羊回家,又拴好了。
老裁缝问:"羊吃饱了没有?"
"它吃得很饱,一根都吃不下了。"但父亲不信,于是来到羊圈,抚摸着心爱的牲口问:"羊啊,你吃饱了没有?"
"我哪里能吃得饱?
跳越小沟一道道,
没见到一根草。
咩……咩……"
"这个坏蛋!难道想把这温驯的牲口饿死吗?"他叫着跑上楼,用板尺将年轻人赶了出去。
现在轮到第三个儿子去放羊了。 他想把事情做好,于是找到一片水草茂盛的灌木丛,让羊在那里吃个够。 晚上他想回家时问:"你吃饱了吗?"羊儿回答:
"我已经吃了许多,
一根都不想再碰。
咩……咩……"
"那我们回家吧。"男孩说着拉起绳子,牵着羊回家,也拴好了。
老裁缝问:"羊喂饱了没有?"
"它吃得很饱,一根都吃不下了。"裁缝不信,于是来到羊圈,问:"羊啊,你吃饱了没有?"
"我哪里能吃得饱?
跳越小沟一道道,
没见到一根草。
咩……咩……"
"唉呀,这个骗人精!一个比一个不负责任!别想再欺骗我!"他气得不得了,跑上楼用板尺狠狠地抽打孩子,使他不得不逃出了家门。
家里只剩下他和羊了。 第二天一早,他来到羊圈,抚摸着羊说:"走吧,亲爱的小羊。我要亲自带你上牧场。"他牵着绳子,带着羊来到绿油油的草地。 那里生长着芪草以及各种羊爱吃的草。 "这下你可以吃个心满意足了。"他对羊说。 他让羊吃到夜幕降临时分,然后问:"羊啊,你吃饱了吗?"羊回答说:
"我已经吃了许多,
一根都不想再碰。
咩……咩……"
"那我们回家吧。"老裁缝说着拉起绳子,牵着羊回家,并拴好了。
临走,老裁缝回头说:"这下你总算吃饱了!"但是羊并没给他满意的回答,说:
"我哪里能吃得饱?
跳越小沟一道道,
没见到一根草。
咩……咩……"
裁缝听了大吃一惊,他立刻认识到自己错怪了三个儿子,便喊道:"等着瞧,你这没良心的家伙!赶走你也太便宜你了,我要在你身上做个记号,让你没脸见诚实的裁缝!"
他匆匆上楼,拿来一把剃须刀,在羊头上抹上肥皂,将羊头剃得像手掌心一样光。 裁缝认为用板尺打它还太便宜了它,于是取出鞭子,狠狠地抽打起羊来,羊发疯似地逃走了。
裁缝孤身一人在家,心里十分难过。 想让儿子们回来,又不知他们的去向。 大儿子到了一个木匠那里当学徒,他非常努力、刻苦,期满之后,师傅在他临行前送给他一张小餐桌。 桌子是用普通木料做成的,外表也不漂亮,看不出有什么特别。 但是只要把小桌放在那儿,对它说:"小餐桌,快撑开",听话的小餐桌就会马上铺好洁白的桌布,摆好刀叉,一盘盘煮的、烤的美味佳肴便摆满小桌,还有一大杯美酒使人心花怒放。 年轻人想:"够我一辈子享用的了。"于是心情愉快地周游起世界来,根本不用考虑旅馆是不是好,有没有饭菜供应。 有时他干脆不住客栈,在田野、森林或草原上随便一个让他高兴的地方呆下来,从背上取下小桌摆在面前,说一声:"小餐桌,快撑开。"爱吃什么就有什么。 他就这么过了一段日子。 后来他想该回到父亲身边去了,父亲也早该消气了,再说他带着这张会自动摆酒菜的餐桌回家,父亲一定会高兴地接待他的。 归途中的一个晚上,他走进一家旅店,那里刚巧住满了,但人们欢迎他,请他一道吃饭,说否则就没吃的了。
木匠回答说:"不用了,我不愿意从你们嘴里抢东西吃,宁可请你们跟我一块儿吃。"旅客们哈哈大笑,说他真会开玩笑。 他将小餐桌摆到房间中央,说:"小餐桌,快撑开!"顿时,一桌丰盛的酒菜出现了,店主可没法做到这样。 木匠说:"朋友们,动手啊!"客人们一看他是真心诚意的,便不再客气,挪近餐桌,拿起刀叉大吃起来。 最让他们惊奇的是每当一碗吃完时,立刻就会有一只盛得满满的碗自动替换空碗。 店主站在一个角落里看呆了,简直不知道说什么好。 他想:"假如我的店里也有这么个宝贝就好了。"
木匠和那些朋友们高兴地吃喝着,直到深夜。 后来大家都去睡觉了,年轻人把小魔桌靠在墙上,也睡了。 店主却无法入睡,他想起储藏室里有张小桌样子很像那张魔桌,于是拿出来,小心翼翼地将魔桌换走了。
第二天早上,木匠付了房钱,背上小餐桌继续赶路,他压根儿没想到这张小桌已是假的了。
中午时分,他回到父亲身边。 父亲见了他也格外高兴,问:"亲爱的儿子,你都学了点什么?""我学会了做木工。""这可是门有用的手艺,你学徒回来带了点啥?""我带回来的最好的东西就数这张小餐桌了。"裁缝把餐桌四面打量了一下,说:"你做得不怎么样呢。这是张又旧又破的桌子。"儿子回答说:"但是这张桌子会自动摆出酒菜来呢。只要我摆好桌子,对它说:'小餐桌,快撑开!'小桌上就会摆满美味佳肴和令人胃口大开的美酒。把我们的亲戚朋友都请来,让他们也尽情享受一下吧,桌上的东西可以让大家都吃个够。"
大家都应邀而来,他将桌子摆在房子中央,说:"小餐桌,快撑开!"可小桌毫无反应,桌上仍是空空如也,和其他桌子一样。 这位可怜的小伙子这才发现桌子被人调包了。 他万分羞愧,觉得自己好像是个骗子。 亲戚们也嘲笑他,然后既没吃也没喝就回去了。 父亲又重操旧业维持生计,小伙子也到一个师傅那儿干活去了。
再说二儿子来到一个磨坊师傅那里当学徒。 期满时,师傅说:"因为你表现很好,我送你一头驴。它既不拉车也不驮东西。""那它会干什么呢?"小伙子问。 "它会吐金子。只要你将它牵到一块布上对它说:'布里科布里特',它前面吐的后面拉的全是金币。""这真是个宝贝。"于是他谢过师傅,就去周游世界了。 每当需要钱用时,他就对驴子说"布里科布里特",金币就像下雨一般落下来,他只需要从地上捡起来就是了。 不管走到哪儿,他总是要最好的、最贵的东西,因为他的钱包总是鼓鼓的。 这样过了一段日子后,他想:我该回去看看父亲了,我带上这金驴子回去,他一定不会再生气,而且会好好款待我的。
他刚巧来到他兄弟曾住过的那家旅店,就是偷换了小餐桌的那家。 当店主要接过他手中的缰绳拴牲口时,他紧紧抓住缰绳说:"不用了,我自己牵它去牲口棚吧。我知道它必须拴在什么地方。"
店主人感到很奇怪,认为一个要亲自照料牲口的人准没什么钱。 可是当陌生人从口袋里掏出两块金币,让他去给他买些好吃的东西时,店主惊愕得瞪大了眼睛,然后跑出去为他买了最好的食品。 吃过之后,客人问还欠多少钱,店主想要双倍的价钱,就说还得多付几个金币。 小伙子伸手到口袋里去掏,可钱刚好用完了。
"店主先生,请您稍等片刻,我去取钱来。"说完就拿起一块台布走了。
店主不知道这是什么意思,很好奇地悄悄跟在后面想看个究竟。 因为客人把牲口棚的门闩上了,他只好从墙上的一个小孔往里看。 只见陌生人将桌布铺在地上,让驴子站在上面,喊了声"布里科布里特",驴子立刻前吐后拉,金币像雨点般落下。
"天哪!金币转眼就铸好了,这样的钱包可真不赖呢!"
客人付完房钱躺下睡了。 夜里,店主偷偷溜进牲口棚,牵走了"钱大王",而在原来的地方拴了一匹普通驴子。 第二天一大早,小伙子牵着驴子走了,以为自己牵的是金驴。 中午时分,他来到了父亲身边,父亲见到他十分快乐,很愿意让他回家。
老人问:"孩子,你现在做哪一行?"儿子回答说:"亲爱的爸爸,我是磨坊师傅了。""你旅行回来带了什么回家?""带了一头驴子。"父亲说:"这里多的是毛驴,我情愿要头温驯的羊。"儿子说:"可我带回来的不是普通驴子,而是一头金驴。只要我对它说:'布里科布里特',这头听话的牲口就会吐出满满一包金子。你把亲戚们都找来,我让他们都成为富翁。"裁缝说:"我很乐意。这样我就不用再操针线劳顿了。"他自己跑去将亲戚都找了来,等大家到齐后,磨坊师傅让他们坐下,在地上铺了一块布,把驴子牵了进来。 "现在请注意!"说着他对驴子喊了声"布里科布里特"。 然而驴子没吐也没拉出任何金币,说明这牲口对此一窍不通,因为并非所有驴子都能吐出金币的。 这位可怜的磨坊师傅拉长了脸,知道被骗了,于是请求亲友们原谅。 他们散去时和来的时候一样穷。
且说老三在一个旋工那儿当学徒,因为这门手艺技术性强,他学的时间也最长。 他的两个哥哥在一封信中将他们的不幸遭遇告诉了他,说他们在回家前最后一夜住的那家旅店的店主如何偷换了他们的宝物。 出师时,因为他学得好,师傅送给他一个口袋,对他说:"口袋里有根棍。""口袋或许有用,我可以带上,可棍子除了增加我的负担还有什么用?"师傅回答说:"我这就告诉你,如果有人欺负了你,只要说声'棍子,出袋!'它就会自动跳出来,在欺负你的人背上乱敲乱打,让他们一个星期都动弹不得。直到你说'棍子,回袋!'
它才会打住。 "
徒弟谢过师傅,背上口袋。 如果有人逼近了想欺负他,他就说:"棍子,出袋!"棍子立刻就会跳出来,在那人身上痛打一阵,直打得他们的外套掉下来。 动作那么快,往往不等对方反应过来就已经敲打上了,一直要等到主人喊:"棍子,回袋!"才罢休。
那天傍晚,他来到两个哥哥受过骗的那家旅馆。 他将背包放在面前的桌子上,开始讲述世人千奇百怪的经历。 他说:"人们不难找到一张会摆酒菜的小餐桌,一头会吐金币的驴子,我也并不是看不起这些极好的宝物,可它们和我包里这宝贝比起来就差远了。这东西我是走到哪儿背到哪儿。"
店主尖起耳朵听着,想:"到底是什么东西呢?袋子里准装满了宝石。我一定要弄到手,好事三三来嘛!"睡觉时,客人躺在长板凳上睡,将袋子枕在头下面当枕头。 店主估摸着他已经睡熟了,就溜过来,小心翼翼地又是推又是拖,想把口袋抽出来,换上另外一个。 旋工早在等着他了。 趁他正想用力往外拖的当口喊了声:"棍子,出袋!"小棍子立刻跳了出来,对着店主就是一阵痛打。 店主一个劲地求饶,可他的喊声越大,棍子敲打得也越猛越狠,最后他终于趴在地上起不来了。 旋工说:"假如你不交出会摆酒菜的小餐桌和会吐金币的驴子,棍子会重新跳起舞来的!。""哦,千万别!"店主低声下气地说,"我什么都愿意交出来,只求你让那魔棍回到口袋里去。"旋工说:"我暂且可怜你,可你要当心别再做坏事!"然后喊,"棍子,回袋!"棍子这才停了。
第二天一早,旋工带着会摆酒菜的餐桌,牵着会吐拉金币的驴子回到了家。 裁缝见到他很高兴,同样也问他在外都学了些什么。 他回答说:"亲爱的爸爸,我现在是个旋工。"父亲说:"这是个技术活。那么你从旅途中带了什么回来?"儿子回答说:"一件珍贵的东西……口袋里的一根棍子。"
"什么?棍子!"父亲喊了起来,"这值得你费力气背回来吗?哪棵树上不可以砍一根!""亲爱的爸爸,"儿子解释说:"这棍子不同一般,只要我喊声:'棍子,出袋!',它就会跳出来,狠狠地教训那些不怀好意的家伙,直打得他们躺在地上求饶为止。你看,我就是用这根棍子把哥哥们被店主骗去的餐桌和金驴夺回来了。现在你去把他们叫来,也把亲友们找来,我要设宴款待他们,还要使他们的钱袋装得鼓鼓的。"
老裁缝不太相信,可还是把亲友们召来了。 旋工在地上铺了一块布,牵来会吐金币的驴子,对哥哥说:"亲爱的哥哥,你来对他说吧。"磨坊师傅说了句"布里科布里特",金币立刻哗啦啦落了下来,像下了一场暴雨,直到每个人都拿不下了才打住。 (从你们的表情我看出来你们也很想在场)旋工然后取出餐桌,对另一位哥哥说:"亲爱的哥哥,你来对它说吧。"木工刚说出:"小餐桌,快撑开!"只见桌上已经摆满了精致的碗呀盆的,全是美味佳肴。 好裁缝家可从来没有吃过这么精美的饭食,亲友们一直聚会到深夜才走,个个兴高采烈,心满意足。 裁缝将他用过的针线、板尺、烙铁等通通锁进了柜子,和三个儿子愉快地生活在一起。
那头挑拨裁缝赶走儿子们的羊最后怎么样了? 我这就告诉你们:它为自己被剃光了头感到难为情,因而跑到一个狐狸洞里藏了起来。 狐狸回来时,看到黑暗中有两道光向它逼来,吓得逃跑了。 一只熊遇到了狐狸,看到它那副失魂落魄的样子,就问:"狐狸老弟,你怎么这副愁眉苦脸的样子呀?"狐狸回答说:"有只凶猛的野兽蹲在我的洞穴里,两只冒火的眼睛虎视眈眈地盯着我。""我们这就去把它撵走!"熊说着就和狐狸一起来到它的洞穴,向里窥探。 当它看到那双冒着火似的眼睛时,也感到了一阵恐惧,它也不想和这样一只野兽交战,于是掉头跑了。 小蜜蜂看到它,觉得它心神不宁,于是问:"大熊,你怎么这么愁眉苦脸的?你的快乐劲儿呢?"熊回答说:"说起来倒轻巧,红孤家有只双眼冒火的野兽,我们赶它又赶不走。"蜜蜂说:"大熊啊,我很同情你们。尽管我是个可怜的小动物,平时你们都不屑看我一眼,但是我相信自己能帮你们。"它飞进红狐的洞穴,停在羊那剃光了毛的头顶上,狠狠地蛰了它一下,疼得羊一蹦老高,疯了一般"咩……咩……"叫着冲了出来,逃走了。 这会儿谁也不知道它在哪儿了。