Ritrovandosi adunque là giù nel chiassetto Andreuccio,
dolente del caso, cominciò a chiamare il fanciullo; ma il
fanciullo, come sentito l'ebbe cadere, così corse a dirlo
alla donna. La quale, corsa alla sua camera, prestamente
cercò se i suoi panni v'erano; e trovati i panni e con essi
i denari, li quali esso non fidandosi mattamente sempre
portava addosso, avendo quello a che ella di Palermo,
sirocchia d'un perugin faccendosi, aveva teso il lacciuo-
lo, più di lui non curandosi prestamente andò a chiuder
l'uscio del quale egli era uscito quando cadde.
Andreuccio, non rispondendogli il fanciullo, cominciò
più forte a chiamare: ma ciò era niente. Per che egli, già
sospettando e tardi dello inganno cominciandosi a ac-
corgere salito sopra un muretto che quello chiassolino
dalla strada chiudea e nella via disceso, all'uscio della
casa, il quale egli molto ben riconobbe, se n'andò, e qui-
vi invano lungamente chiamò e molto il dimenò e per-
cosse. Di che egli piagnendo, come colui che chiara ve-
dea la sua disavventura, cominciò a dire:
- Oimè lasso, in come piccol tempo ho io perduti cin-
quecento fiorini e una sorella! -