27. La voce della felicità.
Dopo la morte di Bankci, un cieco che viveva accanto al tempio del maestro disse a un
amico: «Da quando sono cieco, non posso osservare la faccia delle persone, e allora devo
giudicare il loro carattere dal suono della voce. Il più delle volte, quando sento qualcuno
che si congratula con un altro per la sua felicità o il suo successo, afferro anche una
segreta sfumatura di invidia. Quando uno esprime il suo rammarico per la disgrazia di un
altro, sento il piacere e la soddisfazione, come se quello che si rammarica sia in realtà
contento che nel suo proprio mondo ci sia ancora qualcosa da guadagnare.
«La voce di Bankei, però, sin dalla prima volta che l'ho sentita, è stata sempre sincera.
Quando lui esprimeva la felicità non ho mai sentito null'altro che la felicità, e quando
esprimeva il dolore, il dolore era l'unico sentimento che io sentissi».