Ebbene, ognuno di questi uomini di pensieri e di volontà ha avuto la sua Musa, la sua ispiratrice; la tradizione sublime, la sublime eredità di Beatrice è passata nelle vene di tante altre donne, quasi tutte ignote: accanto a ogni anima che tentò strappare i veli crudeli che ci celano ancora tanta parte dell'ideale, vi è, sempre, noi lo sappiamo, sebbene nessuno ce lo abbia detto, vi è sempre un'altra anima, vi è un sorriso, vi è un bacio, vi è la donna, la donna che ispira, anche se la sua mente sia angusta, anche se il suo mondo [84]spirituale sia meschino, anche se ella sia fatta di semplice beltà, anche se ella non sia bella, ma piaccia, anche se ella non piaccia, ma ami! Ride, perfida, dalle tele la donna che Giorgio Barbarelli amò e odiò, insieme, ma che gli dette, più largo e più umano, il senso dell'arte, onde il nome di Giorgio ne tiene alto il suo posto, nella pleiade veneziana: in una piccola via di Trastevere, una guida, un amico, vi mostra la finestretta donde la Fornarina attendeva, nei vespri di Roma, il suo Raffaello. Ella lo uccise, dicono: ma, veramente, ella rivelò al freddo e purissimo cultore dell'arte classica, all'adoratore della bellezza, greca, una beltà viva e parlante, una suffusione [85]di grazia e di sorriso che solo l'amore potea ispirare: e se egli è vero che morì per lei, egli morì bene e la morte fa sapiente, colpendolo quando già il suo genio aveva dato tutti i suoi frutti, quando egli aveva detto la sua più grande parola. La vanità maschile dichiara pomposamente che il grande Leonardo non amò nessuna donna: ma nel Louvre di Parigi sorride misticamente e sensualmente la sua Gioconda, sorride con tanta finezza tanta malizia tanta seduzione e tanta perversità, che si comprende come questo ritratto di Monna Lisa, durasse, nientemeno, cinque anni e il cav. Giocondo, suo marito, assai s'impazientisse di questa lunghezza.
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Il beato Angelico ha vissuto una vita di purità e di fede, piegato in adorazione davanti ai suoi ideali mistici: la storia, la critica non trovano nell'esistenza di questo piissimo artista la traccia di una sola donna. Eppure vi è! Ed è la Madonna, la ispiratrice di frate Angelico, la Madonna, che dolcemente gli appariva, nelle sue notti senza sonno, sulle colline fiorite di Fiesole, la città etrusca: è la Madonna che appariva al suo fedele, circondata dagli angeli oranti e cantanti le glorie del Signore e della Vergine! E se bene si guardasse in tutte le esistenze dei grandi, se si potesse ficcare lo sguardo in tutte le ore della loro vita, si troverebbe una figura feminile che li [87]accompagna nel viaggio, che, forse senza neppure intenderlo, è la ragione segreta del lavoro e delle loro opere. Figure velate, è vero. Chi le conosce? Chi ne ricorda i nomi? Nessuno. Sono lunghe teorie di creature avvolte nei veli del mistero: sono processioni di anime di cui nessuno seppe la storia. Amarono, furono amate, ecco tutto: e forse non amarono abbastanza, non abbastanza furono amate, ma vissero nella casa dove un uomo di genio, di pensiero, di azione, visse, ma furono le compagne, le mogli, le amanti di un guerriero, di un conquistatore, di un filosofo, di uno scienziato, di un'artista, ma furono, accanto a lui, il simulacro della feminilità, il simbolo di [88]Beatrice. E colui che le sogna, colui che sa che esse esistettero, anche se niuno ne ha fatto menzione, colui che induce la loro vita, colui che le indovina, figure immobili e sorridenti, figure fedeli, forse e, forse, infedeli, ma sempre piene di fascino, colui che intuisce la loro grazia e il loro potere, le vede, come sono state, nelle mille espressioni di mille vite diverse, negli amori e nelle passioni, negli affetti e nelle adorazioni, nelle tenerezze e negli entusiasmi, le vede, angeli, donne, femmine, talvolta, fatte per la felicità e fatte per la tortura ma esse sole sorgenti di tortura e sorgenti di felicità: le vede, legate a un uomo coi vincoli creati dall'amore, dal capriccio, [89]dalla consuetudine, forse anche dal disprezzo e dall'odio: le vede, le più alte, quelle che intesero tutta la loro missione, vivere perchè egli raccolga tutte le dolcezze e tutte le ebbrezze, costoro, le dirette nipoti di Beatrice: le vede, le altre, quelle che non seppero comprendere, ma, almeno, si lasciarono amare, ma, almeno, misero tutta la loro bellezza in omaggio di un'arte o di una scienza. Che importa, se neppure il loro nome è giunto sino a noi? Che fa, un nome? Che dice una storia? Esse hanno esistito: la pruova della loro vita è nelle opere degli artisti e dei pensatori, degli scienziati e dei mistici. Esse hanno vissuto, giacchè l'umanità ha avuto le sue alte cime, [90]giacchè l'uomo è stato grande. Pallide donne, rosee fanciulle, volti consunti dagli anni e dai dolori, fronti candide che non furono mai solcate da tristezze, cuori macerati nelle lacrime, bocche che seppero solamente baciare, esse furono: popolane amanti e costanti, grandi dame purissime e altiere, borghesi gentili e semplici, donne d'amore appassionate e crudeli, monache smorte sotto il biancore delle cuffie; innamorate, amanti, spose, mogli; tenere, dure, amorose, folli, spietate, adoratrici, adorate, viventi tutta una vita accanto a lui, o passandovi solo un giorno: apparendogli nel nimbo di una poesia quasi sovrumana e sparendo subito, per sempre, o servendolo umilmente, [91]nella schiavitù desiderata e voluta dell'amore.
Talvolta, una linea di una statua, il colore di un quadro, una pagina di prosa, un verso parla di loro: talvolta, nulla. Ma in tutta la loro espressione e in tutta la loro suggestione di beltà o di grandezza, parlano i poemi e i quadri, parlano le statue e i libri, parlano le grandi scoperte e le grandi invenzioni, parlano le guerre vinte e i paesi conquistati, narrando la istoria grande della ispirazione feminile. Gli uomini dicono che una donna è incapace di fare un capolavoro. Forse: non lo so. So che vi è una donna, in ogni capolavoro di un uomo.