Novella Settima
Bergamino, con una novella di Primasso e dello abate di
Clignì, onestamente morde una avarizia nuova venuta in
messer Can della Scala.
Mosse la piacevolezza d'Emilia e la sua novella la reina
e ciascun altro a ridere e a commendare il nuovo avviso
del crociato. Ma, poi che le risa rimase furono e racque-
tato ciascuno, Filostrato, al qual toccava il novellare, in
cotal guisa cominciò a parlare.
Bella cosa è, valorose donne, il ferire un segno che mai
non si muti, ma quella è quasi maravigliosa, quando al-
cuna cosa non usata apparisce di subito, se subitamente
da uno arciere è ferita.