17. Avaro nell'insegnare.
Un giovane medico di Tokyo, un certo Kusuda, incontrò un compagno di università che
aveva studiato lo Zen. Il giovane dottore gli domandò che cosa fosse lo Zen.
«Io non posso dirti che cosa sia,» rispose l'amico, «ma una cosa è certa. Se capisci lo
Zen, non hai più paura di morire».
«Questo è molto bello» disse Kusuda. «Voglio provarci. Dove posso trovare un
insegnante?».
«Va' dal maestro Nan-in» gli disse l'amico.
Così Kusuda andò a trovare Nan-in. E per appurare se l'insegnante avesse a sua volta
paura di morire, portò con sé un pugnale lungo una ventina di centimetri.
Quando Nan-in vide Kusuda esclamò: «Salve, amico. Come stai? Non ci vediamo da un
pezzo!».
Quest'accoglienza sconcertò Kusuda che rispose: «Noi non ci siamo mai visti».
«E' vero» rispose Nan-in. «Ti ho scambiato per un altro medico che viene a studiare qui
da me».
Dato l'esordio, Kusuda perse l'occasione di mettere alla prova il maestro, e così, con
riluttanza, gli domandò se poteva prendere lezioni di Zen.
Nan-in disse: «Lo Zen non è una cosa difficile. Se sei medico, tratta i tuoi pazienti con
bontà. Lo Zen è questo».
Kusuda andò tre volte da Nan-in. Ogni volta Na-in gli disse la stessa cosa. «Un medico
non dovrebbe perdere tempo qui da me. Va' a casa tua e prenditi cura dei tuoi pazienti».
Ma Kusuda ancora non capiva come questo insegnamento potesse abolire la paura della
morte. E la quarta volta proruppe: «Il mio amico mi aveva detto che quando uno impara
lo Zen non ha più paura di morire. Ogni volta che vengo qui tu mi dici di prendermi cura
dei miei pazienti. Questo lo so. Se il tuo cosiddetto Zen si riduce a questo, è inutile che
continui a venire da te».
Nan-in sorrise e batté la mano sulla spalla del dottore. «Sono stato troppo rigido con te.
Ora ti darò un koan» (I koan erano problemi. o piuttosto «sfide interiori» che i maestri
proponevano ai discepoli per metterli alla prova. "La porta senza porta", ovvero "Mu-
mon-kan", è un testo classico Zen, attribuito al maestro cinese Ekai, detto anche Mu-
mon, che visse dal 1183 al 1260). E propose a Kusuda di studiarsi il Mu di Joshu, che è il
primo problema illuminante nel libro detto "La porta senza porta".
Kusuda meditò per due anni su questo problema del Mu (Niente). Infine pensò di avere
raggiunto la certezza della mente. Ma l'insegnante commentò: «Non ci sei ancora».
Kusuda continuò la sua meditazione per un altro anno e mezzo. La sua mente diventò
serena. I problemi si risolsero. «Niente» divenne la verità. Egli curava bene i pazienti e,
senza nemmeno saperlo, era libero da ogni preoccupazione sulla vita e sulla morte.
Allora, quando tornò da Nan-in, il suo vecchio insegnante si limitò a sorridere.