Nelle campagne toscane i ragazzi vanno matti per un giocattolo che chiamano misirizzi. È un fiaschettino piccolo piccolo, il quale somiglia più che può a uno di quei fiaschi grandi pei quali andiamo matti noi uomini. Se non che, per quanto si faccia non si viene a capo di farlo stare nè chino, nè riverso, nè a giacere, perchè, per un segreto c'ha dentro, non può stare altramente che ritto.
Quando un buon vento mi mena in quelle divine campagne (ben lontano dalle città!) è difficile ch'io dimentichi di portare con me qualcuno di questi graziosi fiaschettini: e come vedo tre o quattro fanciulli che si guardano gravemente, non sapendo a che cosa giocare, io li chiamo e regalo a ciascun di loro uno di questi tanto desiderati misirizzi. E non me ne vado: anzi mi diverto un mondo a vedere quanto si dà da fare ciascheduno per buttar giù quello dell'altro, senza mai riescirvi.