Nel torrione d'una antica fortezza, un vecchio galeotto guardava il solito pezzetto di cielo, attraverso la doppia inferriata della sua cella; e ripescava, ripescava pazientemente, nella cloaca della sua memoria, qualche disegno di fuga gettatovi forse da dieci anni, come cosa inutile.
Quando, di fuori, sul turchino limpido del cielo, vide a un tratto un enorme ragno discendere pacificamente dal tetto, sgomitolando il suo filo lucido.
— Guarda quello schifoso animale! — pensò il galeotto — viene a bella posta a farsi vedere da me, perchè il Diavolo gli ha insegnato a vomitar corda, e a me no. Ma gli farò battere bene il muso, giuraddio!
E, frugando nel suo saccone, ne trasse una lunga paglia, e poi, cacciato il braccio tra le nemiche barre della sua inferriata, tanto e tanto fece, che alla fine arrivò a troncare il filo ondeggiante e lucente.
Il ragno, che già stava vicino alla terra, guardò bene prima di non rompersi nessuna delle sue tante [31]gambe; poi pensò: — Pazienza! ritorneremo a casa a piedi!