Ecco la storia veridica di due tartarughe che una medesima madre generò.
Da qualche anno vivevano, avendo la cura reciproca di non si guardare mai in faccia. Ma un giorno il destino volle che un pezzetto di sugna si trovasse a eguale distanza dall'una e dall'altra; che ambedue nel medesimo istante lo scorgessero; che con la stessa fretta arrancando, si trovassero a bocca aperta, una di qua una di là dal pezzetto di sugna. L'ira che divampò fu tale, che rimasero alcuni giorni a guardarsi così, senza richiudere la bocca. Intanto le formiche si portarono via la sugna.
Ma l'ira fu lungi da sbollire per questo: chè anzi finalmente una di loro si decise a muover contro l'altra! Ma questa ritirò prima la testa, poi le zampe davanti, poi quelle di dietro, infine la coda: e, per questa volta, non se ne potè far di nulla.
Mentre la delusa assalitrice si allontanava meditando qualche insidia abominevole: ecco, tacitamente, l'altra si riaffaccia, rimette i suoi quattro remi negli scalmi e via, dietro a quella minacciosa! Ma quella, accorta, ripiegò prima la coda, poi ritirò [42]le zampe di dietro, poi quelle davanti, e infine la testa. E anche per questa volta non se ne potè far di nulla.
Ritoccò alla prima d'assalire: poi alla seconda, dopo nuovamente alla prima, e ancora alla seconda: e via così di seguito; nè mai avvenne che una fosse, per avventura, meno lenta a offendere, di quel che l'altra a difendersi.
In questo elegante torneare, le sorprese la prima neve di Novembre lungi dalla materna tana, e ambedue le uccise!