Sai tu chi porti?! — domandò gravemente un enorme dottore al somaro che cavalcava.
— No — rispose il somaro; — ma ti posso dire che pesi più dei due corbelli di concio che son solito portare.
— Ecco perchè tu rimarrai eterno segnacolo di ignoranza! — gridò il dottore, — perchè tu misuri il mondo con la groppa e non col cervello. Tu porti un gran sapiente, forse il più grande scienziato che viva nel mondo: e, anzichè gloriartene ti lamenti del mio peso!...
Come si venne a un luogo dove il viottolo girava intorno a un prato, il grosso dottore tirò l'asino da parte, e lo mandò senz'altro per il prato, dicendo: — Or tu non hai mai osservato, le mille volte che sei passato di qua, che questo prato è quadrato, e che il viottolo ne segue due lati? Tu non vedi dunque che, attraversando il prato, noi veniamo a percorrere un lato di un triangolo, il quale, per una delle immutabili leggi del divino Euclide, dev'essere sempre inferiore alla somma degli altri due?...
— Guarda guarda! — fece il somaro — non ci avevo mai pensato!
Ma gli stavano ancor sul labbro queste oneste parole, quando a un tratto la terra mancò. Nel tempo che si batte un ciglio somaro e sapiente si trovarono in fondo a un pozzo ch'era stato scavato di fresco e ricoperto alla meglio di frasche verdi.