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LVII. IL SOGNO

时间:2024-07-31来源:互联网  进入意大利语论坛
核心提示:Le nubi, incalzate da Borea pe' cieli sconfinati, gli aquilotti, caduti dai monti con l'ali fiaccate dalla tempesta, le
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Le nubi, incalzate da Borea pe' cieli sconfinati, gli aquilotti, caduti dai monti con l'ali fiaccate dalla tempesta, le ondate eternamente ricacciate via dalla scogliera, invidiavano un tranquillo popolo di pini nati e cresciuti tra il monte e il mare.
 
Ma i pini, vedendo le nubi e gli aquilotti e le ondate andare andare e andare, fremevano dentro e maledicevano alle loro immense radici.
 
E finalmente un giorno dissero a gli uomini: — Sentite! Abbiam saputo dal mare che ci son certe terre lontane dove le caverne son zeppe di diamanti, dove i fiumi portano oro e argento a chi ne vuole. Liberateci dunque da queste sorde radici che ci tengono! fate di noi belle navi veloci, e andremo insieme per il mare a veder quelle terre miracolose.
 
Non a caso i pini avevan parlato di diamanti, d'argento e d'oro. Avevano appena finito di nominar queste cose, che quelli s'eran già accinti all'opera.
 
Che gioia sentirsi ferir dall'ascia per tutti quei pini!
 
Si sentivan certi bassetti e storti gridare a più non posso: — Noi! Noi! vedete? siam nati per far da costole alle vostre navi!
 
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E certi alti e sottili dire: — E noi siam nati per il fasciame delle fiancate!
 
Ma quando le carene furon ultimate e coperte e stavano lungo il seno tutto odorante di resine, trattenute come fantastici segugi al guinzaglio; allora i più belli, quelli che io amo come fratelli, quelli che avevano aspettato, sicuri, in silenzio, levarono anch'essi la voce dalle altissime teste scarmigliate e cantarono: — Eccovi all'ultima fatica, uomini! Forza con l'ascia: gettateci in terra! Mozzateci questa enorme chioma inutile, e piantateci là, nel mezzo dei nostri scafi, che sian come le nostre radici! Non queste cocciute e vili che non ci vollero seguire, ma sì quelle che sognammo per tanti anni, libere radici! che venivan con noi su per le onde verdi, verso l'ignoto!...
 
E andarono così, finalmente, come avevan sognato, i miei cari fratelli, tenendo tese le quadrate vele, al buon vento: uscirono del Nostro mare, là nel mar Grande, e lo corsero tutto per sereni e per burrasche, sentirono i freddi brividi dell'abisso, risuonarono come arpe sotto la furia dei venti, videro le terre e i fiumi sognati, più belli ancora che nei sogni, videro l'eterno penare degli uomini incapaci d'amarsi, videro videro....
 
Ma andate per gl'intricati porti dei grandi mercati del mondo, e vedrete che mentre gli uomini arcigni intenti a trafficare non guardano in alto, gli alberi delle navi ormeggiate non dicon più nulla. Si son fatti taciturni; ma scuotono con gran mestizia le loro teste.
 
Che ripensino alle loro vecchie radici? 
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