Con Miscèl Pin è rimasto male non perché giudichi che ha compiuto una
brutta azione, che sia un traditore. Solo lo irrita lo sbagliarsi tutte le volte e
non poter mai prevedere quel che fanno i grandi. Lui s'aspetta che uno
pensi in un modo, e invece quello pensa in un altro, con cambiamenti che
non si possono mai prevedere.
In fondo anche a Pin piacerebbe essere nella brigata nera, girare tutto
bardato di teschi e di caricatori da mitra, far paura alla gente e stare in
mezzo agli anziani come uno dei loro, legato a loro da quella barriera
d'odio che li separa dagli altri uomini. Forse, ripensandoci, deciderà
d'entrare nella brigata nera, almeno potrà recuperare la pistola e forse potrà
tenerla e portarla apertamente sulla divisa; e potrà anche vendicarsi
dell'ufficiale tedesco e del graduato fascista con dei dispetti, per rifarsi in
risate di tutti i pianti e gli urli.
C'è una canzone delle brigate nere che dice:
E noi di Mussolini ci
chiaman farabutti...
e poi ci sono delle parole oscene: le brigate nere
possono cantare canzoni oscene per le vie perché sono farabutti di Mus-
solini, questo è meraviglioso. Però il piantone è uno stupido e gli da ai
nervi, perciò lui risponde male a ogni cosa che dice.
La prigione è una grande villa d'inglesi requisita, perché nella vecchia
fortezza sul porto i tedeschi hanno
piazzato
la contraerea. ? una villa
strana, in mezzo a un parco d'araucarie, che già prima forse aveva l'aria di
una prigione, con molte torri e terrazze e camini che girano al vento, e
inferriate che già c'erano da prima, oltre a quelle aggiunte. "Adesso le
stanze sono adattate a celle, strane celle con il pavimento di legno e
linoleum, con grandi camini di marmo murati, con lavabi e bidè turati da
stracci. Sulle torrette stanno sentinelle armate e sulle terrazze i detenuti
fanno la coda per il rancio e si sparpagliano un po' per il passeggio.
Quando Pin arriva è l'ora del rancio e tutt'a un tratto si ricorda d'aver
molta fame.