C'è un enorme interesse per il genere umano, in lui:
per questo studia medicina, perché sa che la spiegazione di tutto è in quella
macina di cellule in moto, non nelle categorie della filosofia. Il medico dei
cervelli, sarà: uno psichiatra: non è simpatico agli uomini perché li guarda
sempre fissi negli occhi come volesse scoprire la nascita dei loro pensieri e
a un tratto esce con domande a bruciapelo, domande che non c'entrano
niente, su di loro, sulla loro infanzia. Poi, dietro agli uomini, la grande
macchina delle classiche avanzano, la macchina spinta dai piccoli gesti
quotidiani, la macchina dove altri gesti bruciano senza lasciare traccia: la
storia. Tutto deve esser logico, tutto si deve capire, nella storia come nella
testa degli uomini: ma tra l'una e l'altra resta un salto, una zona buia dove
le ragioni collettive si fanno ragioni individuali con mostruose deviazioni e
impensati agganciamenti. E il commissario Kim gira ogni giorno per i
distaccamenti con lo smilzo sten appeso a una spalla, discute coi
commissari, coi comandanti, studia gli uomini, analizza le posizioni
dell'uno e dell'altro, scompone ogni problema in elementi distinti, ? a, bi,
ci ?, dice; tutto chiaro, tutto chiaro dev'essere negli altri come in lui.