Il mattino è ancora buio senza schiarite, quando gli uomini del Dritto si
preparano a partire, con movimenti silenziosi intorno al casolare.
S'arrotolano coperte intorno alle spalle: sulle petraie della cresta avranno
freddo, prima che arrivi l'alba. Gli uomini pensano, invece che al loro, al
destino di quelle coperte che portano con sé: la perderanno scappando,
forse s'inzupperà di sangue mentre loro muoiono, forse la prenderà un
fascista e la mostrerà in città come bottino. Ma che importa una coperta?
Sopra di loro, come sulle nuvole, sentono il muoversi della colonna
nemica. Grandi ruote che girano sugli stradali polverosi, a fari spenti, passi
di soldati già stanchi che chiedono ai capisquadra: è ancora lunga? Gli
uomini del Dritto parlano sottovoce come se la colonna stesse passando
dietro il muro del casolare.
Ora scucchiaiano nei gavettini di castagne bollite: non si sa quando
mangeranno la prossima volta. Anche il cuoco verrà in azione, stavolta:
distribuisce le castagne a colpi di mestolo, sacramentando sottovoce, con
gli occhi gonfi dal sonno. Pure la Giglia s'è alzata e gira in mezzo ai
preparativi degli uomini, senza riuscire a rendersi utile. Mancino ogni
tanto si ferma a guardarla.