Mancino è di fronte a loro col falchetto aggrappato a una spalla per gli
artigli, e lo imbecca di pezzi di carne, e guarda i compagni con odio: - II
falchetto è mio, e voi non ci avete nulla da dire, e se voglio me lo porto
dietro in azione, va bene?
- Tiragli il collo, - grida Zena il Lungo detto Berretta-di-Legno. - Non è
tempo di pensare ai falchetti! Tiragli il collo o glielo tiriamo noi!
E fa per acchiapparlo. Gli arriva una beccata sul dorso della mano da
fargli uscire il sangue. Il falchette drizza le penne, apre le ali e non la
smette di gridare roteando gli occhi gialli.
- Vedi? Vedi? Ci ho gusto! - dice il cuoco. Tutti gli uomini sono intorno
a lui, con barbe irte d'ira, a pugni alzati.
- Fallo star zitto! Fallo star zitto! Porta sfortuna! Ci chiama i tedeschi
addosso!
Zena il Lungo detto Berretta-di-Legno si succhia il sangue della mano
ferita.
- Ammazzatelo! - fa.
Duca, col mitragliatore in spalla, ha levato la pistola dalla cintola.
- Io gli spari! Io gli spari! - mugola.
Il falchetto non accenna a chetarsi, anzi da sempre più in ismanie.
- Alè, - si decide Mancino.