Questo ci tocca oggi, soprattutto: la voce anonima dell’epoca, più forte delle nostre
inflessioni individuali ancora incerte. L'essere usciti da un'esperienza - guerra, guerra
civile - che non aveva risparmiato nessuno, stabiliva un'immediatezza di
comunicazione tra lo scrittore e il suo pubblico: si era faccia a faccia, alla pari, carichi
di storie da raccontare, ognuno aveva avuto la sua, ognuno aveva vissuto vite irre-
golari drammatiche avventurose, ci si strappava la parola di bocca. La rinata libertà di
parlare fu per la gente al principio il cappello di ? autobiografia d'una generazione
letteraria ?, entrando subito a parlare di quel che mi riguarda direttamente, forse potrò
evitare la genericità, l'approssimazione...), un paesaggio che nessuno aveva mai
scritto davvero. (Tranne Montale, - sebbene egli fosse dell'altra Riviera, - Montale
che mi pareva di poter leggere quasi sempre in chiave di memoria locale, nelle
immagini e nel lessico). Io ero della Riviera di Ponente; dal paesaggio della mia città
- San Remo - cancellavo polemicamente tutto il litorale turistico - lungomare con
palmizi, casinò, alberghi, ville - quasi vergognandomene; cominciavo dai vicoli della
Città vecchia, risalivo per i torrenti, scansavo i geometrici campi dei garofani,
preferivo le ? fasce ? di vigna e d'oliveto coi vecchi muri a secco sconnessi,
m'inoltravo per le mulattiere sopra i dossi gerbidi, fin su dove cominciano i boschi di
pini, poi i castagni, e cosi ero passato dal mare - sempre visto dall'alto, una striscia tra
due quinte di verde - alle valli tortuose delle Prealpi liguri.
Avevo un paesaggio. Ma per poterlo rappresentare occorreva che esso diventasse
secondario rispetto a qualcos'altro: a delle persone, a delle storie. La Resistenza
rappresentò la fusione tra paesaggio e persone. Il romanzo che altrimenti mai sarei
riuscito a scrivere, è qui. Lo scenario quotidiano di tutta la mia vita era diventato
interamente straordinario e romanzesco: una storia sola si sdipanava dai bui archivolti
della Città vecchia fin su ai boschi; era l'inseguirsi e il nascondersi d'uomini armati;
anche le ville, riuscivo a rappresentare, ora che le avevo viste requisite e trasformate
in corpi di guardia e prigioni; anche i campi di garofani, da quando erano diventati
terreni allo scoperto, pericolosi ad attraversare, evocanti uno sgranare di raffiche
nell'aria. Fu da questa possibilità di situare storie umane nei paesaggi che il ? neo-
realismo ?..'.