Anche l'altro grande tema futuro di discussione critica, il tema lingua-dialetto, è
presente qui nella sua fase ingenua: dialetto aggrumato in macchie di colore (mentre
nelle narrazioni che scriverò in seguito cercherò di assorbirlo tutto nella lingua, come
un plasma vitale ma nascosto); scrittura ineguale che ora quasi s'impreziosisce ora
corre giù come vien viene badando solo alla resa immediata; un repertorio
documentaristico (modi di dire popolari, canzoni) che arriva quasi al folklore...
E poi (continuo l'elenco dei segni dell'età, mia e generale; una prefazione scritta oggi
ha un senso solo se è critica), il modo di figurare la persona umana: tratti esasperati e
grotteschi, smorfie contorte, oscuri drammi visceral-collettivi. L'appuntamento con
l'espressionismo che la cultura letteraria e figurativa italiana aveva mancato nel Primo
Dopoguerra, ebbe il suo grande momento nel Secondo. Forse il vero nome per quella
stagione italiana, più che ? neorealismo ? dovrebbe essere ? neo-espressionismo ?.
Le deformazioni della lente espressionistica si proiettano in questo libro sui volti che
erano stati di miei cari compagni. Mi studiavo di renderli contraffatti, irriconoscibili,
? negativi ?, perché solo nella ? negatività ? trovavo un senso poetico. E nello stesso
tempo provavo rimorso, verso la realtà tanto più variegata e calda e indefinibile,
verso le persone vere, che conoscevo come tanto umanamente più ricche e migliori,
un rimorso che mi sarei portato dietro per anni...
tema, decisi che l'avrei affrontato non di petto ma di scorcio. Tutto doveva essere
visto dagli occhi d'un bambino, in un ambiente di monelli e vagabondi. Inventai una
storia che restasse in margine alla guerra partigiana, ai suoi eroismi e sacrifici, ma
nello stesso tempo ne rendesse il colore, l'aspro sapore, il ritmo...'
Questo romanzo è il primo che ho scritto. Che effetto mi fa, a rileggerle adesso?
(Ora ho trovato il punto: questo rimorso. ? di qui che devo cominciare la prefazione).
Il disagio che per tanto tempo questo libro mi ha dato in parte si è attutito, in parte
resta: e il rapporto con qualcosa di tanto più grande di me, con emozioni che hanno
coinvolto tutti i miei contemporanei, e tragedie, ed eroismi, e slanci generosi e
geniali, e oscuri drammi di coscienza. La Resistenza; come entra questo libro nella ?
letteratura della Resistenza ?? Al tempo in cui l'ho scritto, creare una ? letteratura
della Resistenza ? era ancora un problema aperto, scrivere ? il romanzo della
Resistenza ? si poneva come un imperativo; a due mesi appena dalla Liberazione
nelle vetrine dei librai c'era già Uomini e no di Vittorini, con dentro la nostra
primordiale dialettica di morte e di felicità; i ? gap ? di Milano avevano avuto subito
il loro romanzo, tutto rapidi scatti sulla mappa concentrica della città; noi che
eravamo stati partigiani di montagna avremmo voluto avere il nostro, di romanzo,
con il nostro diverso ritmo, il nostro diverso andirivieni...