Il sentiero dei nidi di ragno è nato da questo senso di nullatenenza assoluta, per
metà patita fino allo strazio, per metà supposta e ostentata. Se un valore oggi
riconosco a questo libro è l'immagine d'una forza vitale ancora oscura in cui si
saldano l'indigenza del ? troppo giovane ? e l'indigenza degli esclusi e dei reietti.
Se dico che allora facevamo letteratura del nostro stato di povertà, non parlo tanto
d'una programmaticità ideologica, quanto di qualcosa di più profondo che era in
ciascuno di noi.
Oggi che scrivere è una professione regolare, che il romanzo è un ? prodotto ?, con
un suo ? mercato ?, una sua ? domanda ? e una sua ? offerta ?, con le sue campagne
di lancio, i suoi successi e i suoi tran-tran, ora che i romanzi italiani sono tutti ? di un
buon livello medio ? e fanno parte della quantità di beni superflui di una società
troppo presto soddisfatta, è difficile richiamarci alla mente lo spirito con cui
tentavamo di cominciare una narrativa che aveva ancora da costruirsi rutto con le
proprie mani.
Continuo a usare il plurale, ma vi ho già spiegato che parlo di qualcosa di sparso, di
non concordato, che usciva da angoli di provincia diversi, senza ragioni esplicite in
comune che non fossero parziali e provvisorie. Fu più che altro - diciamo - una
potenzialità diffusa nell'aria. ? presto spenta.
Già negli Anni Cinquanta il quadro era cambiato, a cominciare dai maestri: Pavese
morto, Vittorini chiuso in un silenzio d'opposizione, Moravia che in un contesto
diverso veniva acquistando un altro significato (non più esistenziale ma naturalistico)
e il romanzo italiano prendeva il suo corso legiaco-moderato-sodologico in cui tutti
finimmo per scavarci una nicchia più o meno comoda (o per trovare le nostre
scappatoie).
Ma d fu chi continuò sulla via di quella prima frammentaria epopea: in genere
furono i più isolati, i meno ? inseriti ? a conservare questa forza. E fu il più solitario
di tutti che riuscì a fare il romanzo che tutti avevamo sognato, quando nessuno più se
l'aspettava, Beppe Fenoglio, e arrivò a scriverlo e nemmeno a finirlo (Una questione
privata); e morì prima di vederlo pubblicato, nel pieno dei quarant'anni. Il libro che la
nostra generazione voleva fare, adesso c'è, e il nostro lavoro ha un coronamento e un
senso, e solo ora, grazie a Fenoglio, possiamo dire che usa stagione è compiuta, solo
ora siamo certi che è veramente esistita: la stagione che va dal Sentiero dei nidi di
ragno a Una questione privata.