Cosi mi guardo indietro, a quella stagione che mi si presentò gremita d'immagini e
di significati: la guerra partigiana, i mesi che hanno contato per anni e da cui per tutta
la vita si dovrebbe poter continuare a tirar fuori volti e ammonimenti e paesaggi e
pensieri ed episodi e parole e commozioni: e tutto è lontano e nebbioso, e le pagine
scritte sono lì nella loro sfacciata sicurezza che so bene, ingannevole, le pagine scritte
già in polemica con una memoria che era ancora un fatto presente, massiccio, che
pareva stabile, dato una volta per tutte, l'esperienza, - e non mi servono, avrei bisogno
di tutto il resto, proprio di quello che non c'è. Un libro scritto non mi consolerà mai di
ciò che ho distrutto scrivendolo: quell'esperienza che custodita per gli anni della vita
mi sarebbe forse servita a scrivere l'ultimo libro, e non mi è bastata che a scrivere il
primo.