- Mondoboia, proprio come pensavo io. Guardate un poco, pensa sempre
a mia sorella. Vi dico, non smette mai di pensarci: s'è innamorato. Di mia
sorella s'è innamorato, che coraggio...
Gli altri ridono a gola spiegata e lo scappellottano e gli versano un
bicchiere. Il vino non piace a Pin: è aspro contro la gola e arriccia la pelle
e mette addosso una smania di ridere, gridare ed essere cattivi. Pure lo
beve, tracanna bicchieri tutto d'un fiato come inghiotte fumo, come alla
notte spia con schifo la sorella sul letto insieme a uomini nudi, e il vederla
è come una carezza ruvida, sotto la pelle, un gusto aspro, come tutte le
cose degli uomini; fumo, vino, donne.
- Canta, Pin, - gli dicono. Pin canta bene, serio, impettito, con quella
voce di bambino rauco. Canta
Le quattro stagioni.
Ma quando penso all'avvenir
della mia libertà perduta
vorrei badarla e poi morir
mentre lei dorme... all'insaputa...
Gli uomini ascoltano in silenzio, a occhi bassi come fosse un inno di
chiesa. Tutti sono stati in prigione: chi non è statò mai in prigione non è un
uomo. E la vecchia canzone da galeotti è piena di quello sconforto che
viene nelle ossa alla sera, in prigione, quando i secondini passano a battere
le grate con una spranga di ferro, e a poco a poco tutti i litigi, le im-
precazioni si quietano, e rimane solo una voce che canta quella canzone,
come ora Pin, e nessuno gli grida di smettere.