Le madri hanno ragione: Pin non sa che raccontare storie d'uomini e
donne nei letti e di uomini ammazzati o messi in prigione, storie
insegnategli dai grandi, specie di fiabe che i grandi si raccontano tra loro e
che pure sarebbe bello stare a sentire se Pin non le intercalasse di
canzonature e di cose che non si capiscono da indovinare.
E a Pin non resta che rifugiarsi nel mondo dei grandi, dei grandi che pure
gli voltano la schiena, dei grandi che pure sono incomprensibili e distanti
per lui come per gli altri ragazzi, ma che sono più facili da prendere in
giro, con quella voglia delle donne e quella paura dei carabinieri, finché
non si stancano e cominciano a scapaccionarlo.
Ora Pin entrerà nell'osteria fumosa e viola, e dirà cose oscene, improperi
mai uditi a quegli uomini fino a farli imbestialire e a farsi battere, e canterà
canzoni commoventi, struggendosi fino a piangere e a farli piangere, e
inventerà scherzi e smorfie cosi nuove da ubriacarsi di risate, tutto per
smaltire la nebbia di solitudine che gli si condensa nel petto le sere come
quella.