- L'ho trovato, - risponde Pin all'ufficiale tedesco che gli ha chiesto del
cinturone. Allora l'ufficiale solleva il cinturone e gli da una frustata a una
guancia con tutte le sue forze. Pin a momenti va per terra, sente come un
volo d'aghi che gli si conficcano nelle lentiggini, e il sangue scorrergli per
la guancia già gonfia.
La sorella da un grido. Pin non può fare a meno di pensate a quante volte
lei l'ha picchiato, forte quasi come adesso, e che è una bugiarda a far tanto
la sensibile. Il fascista conduce via la sorella, il marinaio attacca un
discorso tedesco complicato indicando Pin, ma l'ufficiale lo fa star zitto.
Chiedono a Pin se non si è deciso a dir la verità: chi l'ha mandato a rubar la
pistola?
- La pistola l'ho presa per sparare a un gatto e poi restituirla, - dice Pin
ma non gli riesce di fare la faccia ingenua, si sente tutto gonfio e ha una
voglia lontana di carezze.
Una nuova frustata sull'altra guancia, meno forte però. Ma Pin, che si
ricorda del suo sistema con le guardie municipali, da un grido straziante
prima ancora che la cinghia l'abbia toccato, e non la smette più. Comincia
una scena in cui Pin salta urlando e piangendo per la stanza e i tedeschi lo
rincorrono per acchiapparlo o per dargli frustate, e lui grida, frigna, insulta
e risponde alle domande che continuano a fargli con risposte sempre più
inverosimili