Duca ha un berretto tondo di pelo abbassato su uno zigomo e dei baffetti
dritti sulla faccia quadrata e fiera. Porta un pistolone austriaco infilato alla
cintura: basta che uno lo contraddica perché lo squaderni e glielo punti
sullo stomaco masticando una frase truculenta in un suo linguaggio
rabbioso e pieno di doppie e strane desinenze: - Me ne bbatti i bballi!
Pin gli fa il verso: - Uh! Paisà!
E Duca che non sa stare allo scherzo gli corre dietro col pistolone
austriaco puntato, urlando: - Io ti bbruci i cervelli! Io ti rrompi i corni!
Ma Pin s'azzarda perché sa che gli altri tengono per lui e lo difendono e si
divertono a mettere in mezzo i calabresi: Marchese con la faccia spugnosa
e la fronte mangiata dai capelli; Conte, allampanato e melanconico come
un mulatto, e Barone, il più giovane, con un grande cappello contadino
nero, un occhio strabico, e la medaglietta della Madonna appesa al-
l'occhiello. Duca di mestiere faceva il macellatore clandestino, e anche al
distaccamento quando c'è qualche bestia da squartare s'offre lui di farlo: c'è
un oscuro culto del sangue in lui. Spesso partono, i quattro cognati, e
vanno a valle verso le coltivazioni di garofani dove vivono le sorelle loro
spose. La hanno duelli misteriosi con le brigate nere, appostamenti e
vendette, come facessero una guerra per conto proprio, per antiche rivalità
familiari.
 
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