I sogni dei partigiani sono rari e corti, sogni nati dalle notti di fame,
legati alla storia del cibo sempre poco e da dividere in tanti: sogni di pezzi
di pane morsicati e poi chiusi in un cassetto. I cani randagi devono fare
sogni simili, d'ossa rosicchiate e nascoste sottoterra. Solo quando lo
stomaco è pieno, il fuoco è acceso, e non s'è camminato troppo durante il
giorno, ci si può permettere di sognare una donna nuda e ci si sveglia al
mattino sgombri e spumanti, con una letizia come d'ancore salpate.
Allora gli uomini tra il fieno cominciano a parlare delle loro donne, di
quelle passate e di quelle future, a fare progetti per quando la guerra sarà
finita, e a passarsi fotografie ingiallite.