- Va' a fare il cuoco! - gli gridano. - Sta' attento che il riso non
s'appiccichi anche stavolta!
Ma Mancino è in piedi in mezzo a tutti loro, piccolo e insaccato in quel
suo giubbotto marinaio sporco sulle spalle di cacca di falchetto, e agita i
pugni in un discorso che non finisce mai: e l'imperialismo dei finanzieri e i
mercanti di cannoni e la rivoluzione che ci sarà in tutti i paesi appena finita
la guerra, anche in Inghilterra e in America e l'abolizione delle frontiere
nell'Internazionale con la bandiera rossa.
Gli uomini sono abbovati tra i rododendri, con le magre facce mangiate
dalla barba, i capelli spioventi sugli zigomi, portano indumenti spaiati, i
cui colori vanno tendendo a un uniforme grigio-unto: giacche da pompieri,
da milizia, da tedeschi con i fregi strappati. Sono gente venuta li per vie
diverse, molti disertori dalle forze fasciste o presi prigionieri e assolti,
molti ancora ragazzi, spinti da un impeto caparbio, con solo una voglia
indistinta di dar contro a qualcosa.