Ora Pin alza il falchetto per una zampa: ha artigli curvi e duri come
ganci. Pin cammina con la zappa in ispalla portando il falchetto ucciso con
la testa a penzoloni. Traversa i campi di rododendri, un tratto di bosco, ed
è nei prati. Sotto i prati che salgono per il monte a gradini smussati, sono
seppelliti tutti i morti, con gli occhi pieni di terra, i morti nemici e i morti
compagni. Ora anche il falchetto.
Pin cammina per i prati, con strani giri. Non vuole, scavando una fossa
per l'uccello, scoprire con la zappa un viso umano. Non vuole calpestarli
nemmeno, i morti, ha paura di loro. Eppure, sarebbe bello scavare un
morto dalla terra, un morto nudo, con i denti scoperti e gli occhi vuoti.
Pin non vede che montagne intorno a sé, valli grandissime di cui non
s'indovina il fondo, versanti alti e scoscesi, neri di boschi, e montagne, file
di montagne una dietro all'altra, all'infinito. Pin è solo sulla terra. Sotto la
terra, i morti. Gli altri uomini, di là dai boschi e dai versanti, si strofinano
sulla terra i maschi con le femmine, e si gettano l'uno sull'altro per ucci-
dersi. Il falchetto stecchito è ai suoi piedi. Nel cielo ventoso volano le
nuvole, grandissime sopra di lui. Pin scava una fossa per il volatile ucciso.