Basta una piccola fossa; un falchetto non è un uomo. Pin prende il
falchetto in mano; ha gli occhi chiusi, delle palpebre bianche e nude, quasi
umane. A cercare d'aprirle, si vede sotto rocchio tondo e giallo. Verrebbe
voglia di buttare il falchetto nella grande aria della vallata e vederlo aprire
le ali, e alzarsi a volo, fare un giro sulla sua testa e poi partire verso un
punto lontano. E lui, come nei racconti delle fate, andargli dietro,
camminando per monti e per pianure, fino a un paese incantato in cui tutti
siano buoni. Invece Pin depone il falchetto nella fossa e fa franare la terra
sopra, con il calcio della zappa.
In quel momento scoppia un tuono e riempie la valle: spari, raffiche,
colpi sordi ingranditi dall'eco: la battaglia! Pin s'è tratto indietro con paura.
Fragori orribili squarciano l'aria: vicini, sono vicini a lui, non si capisce
dove. Tra poco proiettili di fuoco cascheranno su di lui. Tra poco dal giro
dei costoni sbucheranno i tedeschi, irti di mitraglie, piomberanno su di lui.
- Dritto!
Pin ora scappa. Ha lasciato la zappa piantata nella terra della fossa. Corre
e l'aria si squarcia di
fragori intorno a lui.
- Dritto! Giglia!