Non potemmo dire altro perché proprio in quel momento il dottor Reilly entrò, affermando di avere soppresso i più noiosi dei suoi clienti.
Lui e il signor Poirot iniziarono una discussione più o meno scientifica sulla psicologia e le condizioni mentali degli scrittori di lettere anonime. Il dottore citò alcuni casi che gli erano capitati nel disbrigo della sua professione, e il signor Poirot raccontò alcune sue personali esperienze in proposito.
«La cosa non è così semplice come può sembrare» concluse. «In esse si alleano il desiderio di dominio e un forte "complesso di inferiorità" .»
Il dottor Reilly annuì.
«Ecco perché spesso si scopre che l'autore della lettera anonima è l'ultima persona della quale si sarebbe sospettato. Qualche tipo dall'aria innocentissima, incapace — si direbbe — di far male a una mosca... ma con un inferno nel cuore.»
Poirot chiese:
«Credete che, per la signora Leidner, si potrebbe parlare di un
"complesso d'inferiorità"?»
«Oh no!» rispose subito il dottore. «E l'ultima persona a cui avrei pensato per una cosa simile! Nessun "sentimento represso" in lei! Vita, vita, ecco quel che le occorreva.»
«Ma credete psicologicamente possibile che lei abbia scritto quelle lettere?»
«Sì, lo credo, ma solo per desiderio di drammatizzare. Nella vita privata era un po' una "diva". Voleva essere il centro di tutto, sempre alla luce della ribalta. Per la legge degli opposti sposò il professor Leidner che è l'uomo più modesto e riservato del mondo. Egli l'adorava, ma l'adorazione accanto al focolare non poteva bastare a quella donna. Lei voleva anche essere I ' eroina perseguitata.»
«Dunque voi non pensate, come il professore, che la signora potesse aver scritto quelle lettere senza poi serbar memoria del suo atto?»
«No. Non ho voluto dirlo in faccia al professore per non dargli un dispiacere... Come affermare, davanti a un poveretto che ha perso da poco una moglie adorata, come affermare che questa moglie lo faceva impazzire solo per soddisfare il proprio desiderio di drammaticità? Già non è mai prudente dire a un uomo la verità sul conto di sua moglie. Strano, ma con le donne è diverso. Una donna può venire a sapere che il marito è un ladro, un ubriacone, un traditore, un cocainomane, la meno raccomandabile delle persone, senza batter ciglio e senza che il suo affetto per quel bruto ne venga diminuito! Le donne sono realiste in modo meraviglioso!»
«Ditemi, dottor Reilly, qual è, sinceramente, la vostra esatta opinione sulla signora Leidner?»
Il dottor Reilly si appoggiò alla spalliera della poltrona e trasse una lunga boccata di fumo dalla sua pipa.
«Sinceramente. Era intelligente, simpatica... diciamo pure piena di fascino. Non aveva alcun vizio antipatico, non era pigra e neppure vana, in fondo. L'ho sempre giudicata invece (non ne ho prove!) una perfetta mentitrice. Non so, però, e mi piacerebbe tanto saperlo, se mentisse a se stessa o soltanto agli altri. Io ho un debole per le donne bugiarde: una donna che non sa mentire è priva di fascino e di fantasia. Non credo, poi, che fosse una vera "cacciatrice di uomini": le piaceva solo vederseli ai piedi. Se voi sentiste a questo proposito mia figlia...»
«Abbiamo già avuto il piacere» disse sorridendo Poirot.