Il funerale riuscì una cosa molto commovente. Oltre noi di Tell Yarimjah, tutti gli inglesi di Hassanié vi presero parte, compresa Sheila Reilly, modestamente vestita di scuro. Speravo che sentisse un po' di rimorso per tutte le cose cattive che aveva detto.
Quando fummo ritornati a casa, seguii il professore nello studio e abbordai l'argomento della mia partenza. Lui fu molto buono, mi ringraziò per quello che avevo fatto (meno di niente!) e insistette per farmi accettare una settimana di compenso in più.
«Ma professore!» protestai. «Voi non dovreste neppure pagarmi! Basta che mi paghiate le spese di viaggio. Vedete... a me pare di non essermi guadagnata la mia settimana. Voglio dire che non sono stata buona di... la mia presenza qui non è giovata a salvarla.»
«Toglietevi quell 'idea dalla testa, signorina Leatheran» disse con vivacità. «Io non vi avevo assunta come donna poliziotto, dopo tutto. Non pensavo che mia moglie fosse veramente in pericolo di morte: ero convinto che si trattasse soltanto di fenomeni nervosi. Voi avete fatto tutto ciò ch'era possibile fare. Louise nutriva fiducia e simpatia per voi, e credo che trascorse gli ultimi giorni della sua vita molto più felicemente grazie alla vostra presenza. Non avete proprio nulla da rimproverarvi.»
La sua voce tremò lievemente e io indovinai ciò che gli passava per la mente: lui era da rimproverare, per non aver preso sul serio le paure della consorte.
«Professore» gli chiesi «non siete giunto ad alcuna conclusione riguardo a quelle lettere?»
«Non so che cosa pensare» mi rispose con un sospiro. «Il signor Poirot ha qualche idea in proposito?»
«Ieri non ne aveva» risposi tenendomi a una via dl mezzo fra bugia e verità. Dopo tutto Poirot non aveva alcuna idea prima che gli raccontassi della signorina Johnson.
Avevo avuto l'intenzione di dare al professore qualche indizio in proposito per vedere come reagiva. Ma nel piacere di veder quale affetto lo legasse alla signorina Johnson, avevo dimenticato completamente le lettere; e anche in quel momento mi pareva una cosa meschina farvi cenno. Anche ammettendo che la signorina Johnson ne fosse l'autrice, lei aveva trascorso giorni così terribili, dopo la morte della signora... D'altra parte, desideravo vivamente sapere se il professore non si fosse mai prospettato quella possibilità.
«Le lettere anonime» dissi «sono in generale opera di una donna.»
«Credo che sia così, infatti» rispose scuotendo il capo. «Ma voi dimenticate che le nostre possono essere anche autentiche; scritte, voglio dire, da Frederick Bosner.»
«No, non l'ho dimenticato. Ma non posso credere alla verità di una simile spiegazione.»
«Io sì» disse il professore. «Per me invece è inaccettabile l'ingegnosa teoria del signor Poirot, che il colpevole sia un membro della spedizione. No. La verità è molto più semplice. Quel Bosner è un pazzo, signorina. Egli avrà ronzato intorno a questi luoghi, travestito, e sarà riuscito a entrare, quel fatale pomeriggio. I servi, probabilmente, sono stati pagati per mentire.» «Può darsi anche questo» feci con aria dubbiosa.
«Il signor Poirot è padronissimo di sospettare del personale della spedizione» continuò il professore con tono di leggera irritazione. «Per me, sono perfettamente certo che nessuno di loro può aver commesso una cosa simile. Ho lavorato con loro, io, e li conosco.» S'interruppe di colpo, e chiese: «Davvero, signorina, secondo la vostra esperienza, le lettere anonime sono di solito opera di donne?».