«Quando uno sta morendo» intervenne il dottor Reilly «non sempre ha il senso delle proporzioni. Può facilmente accadere che un dato fatto ossessioni la mente. Forse il fatto principale per la povera creatura era quel braccio assassino introdottosi dalla finestra, e le sarà sembrato indispensabile esporlo. Secondo me, non aveva neppure torto. Si trattava di una cosa importantissima. Lei ha pensato, probabilmente, che tutti voi avreste pensato a un suicidio. Se avesse potuto parlare liberamente, avrebbe detto forse: "Non si tratta di suicidio, non ho voluto bere. Qualcun altro deve aver messo quel bicchiere sul mio tavolino attraverso la finestra".»
Il capitano Maitland tamburellò con le dita sul tavolo per un paio di minuti ancora, poi disse.
«Ci sono due modi di considerar la cosa: o suicidio o delitto. Che ne pensate, professor Leidner?»
Il professore tacque per qualche momento, poi disse con pacatezza e decisione:
«Delitto. Anne Johnson non era tipo da attentare alla propria vita.»
«No» convenne il capitano. «Non in occasioni normali. Ma ci potevano essere circostanze le quali spiegherebbero un atto disperato.»
«Per esempio?»
Il capitano si chinò verso un pacco che — già lo avevo notato — stava vicino alla sua seggiola, lo sollevò con un certo sforzo e lo depose sul tavolo.
«Qui c'è qualcosa di cui nessuno di voi non sa ancora niente» disse.
«L'ho trovata sotto il letto della signorina.»
Aprì il pacco e tirò fuori un'antica e pesante macina a mano. Oggetti consimili erano stati trovati a più riprese durante gli scavi; ma ciò che in essa attrasse la nostra attenzione fu una scura macchia nella quale c'era appiccicato qualcosa di molto simile a una ciocca di capelli
«Tocca a voi analizzarla, dottor Reilly» fece il capitano. «Ma, secondo me, questo è lo strumento con cui è stata uccisa la signora Leidner.»