Bisogna dire: "Ho visto una casa di centomila lire", e allora esclamano: "Com'è bella".
Così se voi gli dite: "La prova che il piccolo principe è esistito, sta nel fatto che era
bellissimo, che rideva e che voleva una pecora.
Quando uno vuole una pecora è la prova che esiste".
Bè, loro alzeranno le spalle, e vi tratteranno come un bambino.
Ma se voi invece gli dite: "Il pianeta da dove veniva è l'asteroide B 612" allora ne sono subito
convinti e vi lasciano in pace con le domande.
Sono fatti così. Non c'è da prendersela.
I bambini devono essere indulgenti coi grandi.
Ma certo, noi che comprendiamo la vita, noi che ce ne infischiamo dei numeri!
Mi sarebbe piaciuto cominciare questo racconto come una storia di fate.
Mi sarebbe piaciuto dire:
"C'era una volta un piccolo principe che viveva su di un pianeta poco più grande di lui e
aveva bisogno di un amico..."
Per coloro che comprendono la vita, sarebbe stato molto più vero.
Perché non mi piace che si legga il mio libro alla leggera. È un grande dispiacere per me
confidare questi ricordi. Sono già sei anni che il mio amico se ne è andato con la sua pecora e
io cerco di descriverlo per non dimenticarlo.
È triste dimenticare un amico.
E posso anch'io diventare come i grandi che non s'interessano più che di cifre.
Ed è anche per questo che ho comperato una scatola coi colori e con le matite.
Non è facile rimettersi al disegno alla mia età quando non si sono fatti altri tentativi che
quello di un serpente boa dal di fuori e quello di un serpente boa dal di dentro, e all'età di sei
anni.