«Buon Dio!» esclamò. «Ma nove persone, per curarla, non sono già abbastanza?»
«Immagino che dovranno badare al proprio lavoro.»
«Lavoro? Sì, sì, hanno il loro lavoro, ma Louise viene prima di tutto il resto e lei fa in modo che sia sempre così.»
"No" dissi fra me "no, non ti è simpatica."
«E poi» proseguì la signorina Reilly «non vedo perché desideri un'infermiera patentata. Le cure dilettantesche le si confanno di più. Non la vedo con una persona che le possa ficcare un termometro in bocca o tastarle il polso.»
Bene, debbo ammettere che ero curiosa.
«Voi pensate che non abbia alcuna malattia?» chiesi.
«Ma si capisce! E sana e forte come un bue. "La cara Louise non ha dormito!" "Ha gli occhi cerchiati!" Sfido!... Con la matita azzurra! Sempre pronta a tutto pur di attirare l'attenzione generale, pur di veder tutti quanti, intorno a lei, darsi da fare per lei.»
Ci doveva realmente esser sotto qualcosa. Come a ogni altra infermiera, anche a me erano capitati casi di ipocondriaci il cui unico piacere consisteva nel tenere un'intera famiglia perennemente inquieta e ai loro ordini. Che se poi un medico o un'infermiera dicevano loro: "Ma non avete nulla!" bene! Tanto per cominciare, non ci credevano, e poi la loro indignazione era sincera e violenta quanto può esserlo un'indignazione.
Poteva trattarsi, dunque, di uno di questi casi. Il marito, naturalmente, sarebbe stato il primo a cascarci. I mariti sono una genia straordinariamente credulona, quando si tratta delle malattie delle consorti. D'altra parte avevo udito, intorno alla signora Leidner, certe cose... Per esempio non sapevo che cosa significasse quella espressione sentirsi "più sicura... " Strano, come mi avesse colpito!
Dopo qualche istante di riflessione, chiesi:
«La signora Leidner è un temperamento nervoso? Per caso, non ha paura di vivere così isolata?»
«Isolata? Buon Dio! Ma sono in dieci! E poi ci sono anche i custodi, per via delle antichità. No, no, non è nervosa; a meno che...»
Parve colpita da un pensiero e s'interruppe, per riprendere lentamente qualche minuto dopo:
«E strano che voi abbiate detto questo.»
«Perché?»
«L'altro giorno il tenente d'aviazione Jervis e 10 andammo a trovarli. Era mattina e quasi tutti si trovavano agli scavi. Lei era seduta, intenta a scrivere una lettera, e non ci sentì arrivare. Non c'era neppure il boy che di solito accompagna i visitatori, e noi entrammo direttamente in veranda. Lei vide l'ombra del tenente Jervis proiettata sul muro e cacciò uno di quegli urli! Subito si scusò, naturalmente, e disse che aveva creduto si trattasse di un estraneo. E sempre una cosa strana, però. Anche se si fosse trattato di un estraneo, perché impressionarsi tanto?»
Assentii. La signorina Reilly tacque, per un poco, poi continuò rapidamente:
«Non capisco proprio che diavolo abbiano, quest'anno. La signorina Johnson ha un'aria cupa e non apre bocca. David dice a stento qualche parola. Bill, quello, non tace mai, invece, e rende per contrasto anche più significativo il silenzio degli altri. Carey si comporta come se da un momento all'altro dovesse capitargli qualcosa. E tutti si sorvegliano a vicenda come se... come se... Non so, ecco, ma è molto strano.»