«Gliene sono capitate molte, di cose?»
«Per esempio, il suo primo marito venne ucciso in guerra mentre lei era appena ventenne... Molto patetico e romantico, no?»
Si faceva scuro ormai, e proposi di scendere. La signora Mercado assentì e mi chiese se mi sarebbe piaciuto vedere il laboratorio.
«Mio marito sarà là a lavorare.»
Ci andammo. Il laboratorio era illuminato da una lampada, ma vuoto. La signora Mercado mi mostrò alcuni apparecchi, alcuni ornamenti di rame, e anche alcune ossa, aggiustate con la cera.
«Ma dove può essere Joseph?»
Lei guardò nella sala da disegno dove Carey era al lavoro. Egli voltò appena il capo quando entrammo, e io fui colpita dalla straordinaria espressione di stanchezza della sua faccia. Mi dissi: "Quest'uomo è all'estremo della sua resistenza. Presto gli capiterà qualcosa...". E ricordai che qualcun altro aveva notato in lui quella tensione. Mentre uscivamo girai la testa per dargli ancora un'occhiata. Stava chino sul suo foglio di carta, con le labbra serrate e quella sua strana somiglianza con un teschio risultava più evidente. Forse erano fantasie, le mie, ma pensai che somigliava a un cavaliere antico che si preparava a una battaglia ben conscio di non poterne uscire vivo. E di nuovo mi resi conto dello straordinario e certo inconsapevole potere d'attrazione che lui aveva.
Trovammo il signor Mercado in soggiorno. Stava spiegando qualche nuovo procedimento archeologico alla signora Leidner, la quale sedeva in una diritta scranna di legno intenta a ricamare fiori di seta. Com'era strana, fragile, non terrestre! Sembrava una fata, più che una creatura in carne e ossa.
La signora Mercado esclamò con la sua vocetta acuta:
«Ah, sei qui, Joseph! Credevamo di trovarti in laboratorio.»
Lui balzò in piedi, sorpreso e confuso, come se il nostro arrivo avesse interrotto un incanto. Balbettò:
«Devo... devo andare... Sono... sono proprio a mezzo del .. a mezzo del...»
Non terminò la frase, e si diresse verso la porta. La signora Leidner disse con la sua dolce voce strascicata:
«Finirete poi di spiegarmi la cosa in qualche altro momento... Era interessantissimo.»
Poi ci guardò, ci sorrise dolcemente, ma con aria distratta, e tornò a chinarsi sul suo ricamo.
«Ci sono qui alcuni libri, signorina Leatheran» mi disse subito dopo.
«Sceglietene uno di vostro gusto e sedetevi.»
Mi avvicinai allo scaffale indicatomi. La signora Mercado rimase immobile per un paio di minuti, poi si girò bruscamente e uscì. Mentre passava davanti a me, potei vederla in viso, e la sua espressione non mi piacque affatto. Sembrava soffocare dalla rabbia.
Ricordai senza volerlo alcune cose dette, insinuate dalla signora Kelsey contro la signora Leidner. Non volevo credere che fossero del tutto vere, perché la signora Leidner mi piaceva, ma mi chiedevo se almeno un granello di verità non ci potesse essere...