Non si poteva fargliene una colpa, ma il fatto era che né quella cara bruttona di una signorina Johnson, né quel fiammifero della signora Mercado potevano reggere al suo confronto, in quanto ad attrattiva... E dopo tutto gli uomini sono sempre uomini, in ogni paese... Chi esercita la professione di infermiera non tarda a rendersi conto di questa verità.
Ora il signor Mercado era un uomo qualunque e, ne son certa, alla signora Leidner riusciva perfettamente indifferente: ma non a sua moglie. Se non mi sbagliavo lei era molto seccata e avrebbe visto volentieri la signora Leidner nei guai.
Osservai la signora, mentre ricamava i suoi fiori di seta, con aria così lontana, cosi assente... Mi parve di doverla mettere in guardia. Forse lei non sapeva come possono essere stupidi, violenti, irragionevoli l'odio e la gelosia, come covino sotto le ceneri...
Ma, poi, dissi a me stessa: "Amy Leatheran, sei una sciocca. La signora Leidner non è una bambina. Avrà una quarantina d'anni, e saprà, della vita, tutto quello che c'è da sapere"
Eppure... forse no, non sapeva... Aveva uno sguardo così strano, così... così chiaro. Cominciai a fantasticare intorno a quella che doveva esser stata la sua vita. Sapevo che solo da due anni aveva sposato il professor Leidner, e sapevo anche che il suo primo marito era morto da vent'anni.
Rimasi un poco a leggere vicino a lei, poi andai a lavarmi le mani per la cena. Un'ottima cena, con un riso al curry veramente squisito. Si ritirarono tutti presto, e ne fui lieta perché mi sentivo stanca.
Il professor Leidner mi accompagnò sino in camera per vedere se avessi tutto ciò che mi occorreva.
Mi diede una cordialissima stretta di mano e mi disse:
«Sapete, signorina Leatheran? Mia moglie vi ha presa subito in simpatia. Sono molto contento. Sento che tutto andrà bene, ora.»
Il suo entusiasmo era quasi fanciullesco. Anch'io, sentivo di esser entrata nelle grazie della signora Leidner e ne ero lieta, ma non condividevo l'ottimismo del professore. Sentivo che qualche cosa SI nascondeva dietro le apparenze, lo sentivo nell 'aria.
Il letto era comodissimo ma non dormii affatto bene. Troppi sogni.
Le parole di un poemetto di Keats che avevo studiato a scuola cominciarono a martellarmi il cervello e siccome non riuscivo a ricordarle tutte, la cosa mi dava anche più sui nervi. Si trattava di un poemetto che non avevo mai potuto soffrire, forse perché, volere o no, m'era toccato studiarlo a memoria. Ma, destandomi nel buio intravidi per la prima volta la sua bellezza.
Dimmi che t'ange, armato cavaliere solitario... com'era poi?... triste ed errante?
Mah! vidi la faccia del cavaliere, ed era quella del signor Carey, un volto teso, abbronzato, tormentato, simile a quello di tanti poveri ragazzi che avevo visto, durante la guerra... Poveretto! Mi addormentai nuovamente e vidi che la Belle Dame sans merci era la signora Leidner che ricamava in groppa a un cavallo... e poi il cavallo inciampò, ed era tutto ossa saldate con la cera... e mi svegliai rabbrividendo, con la pelle d'oca e mi dissi che decisamente il riso al curry non era un cibo da mangiarsi in abbondanza, la sera.