«Siccome è l'unica donna giovane, da queste parti, è piena di sé. Ma non è una buona scusa, questa, per parlare con la signora Leidner come fosse la sua bisnonna. La signora Leidner non è una bambina, no, ma è una donna attraente, eccome! Ha della sirena, della incantatrice...» E soggiunse amaramente: «Sheila, invece, altro che incantare! Non fa che smontarlo, un povero diavolo, quando può».
Ricorderò anche due altri incidenti non privi di significato.
Il primo si verificò un giorno che ero andata in laboratorio a prendere dell'acetone per pulirmi le dita dopo aver accomodato dei vasi. Il signor Mercado sedeva in un angolo con la testa fra le mani. Credevo che dormisse e, presa la bottiglia che desideravo, me ne andai.
Quella sera, con mia grande sorpresa, la signora Mercado mi assalì.
«Avete preso voi una bottiglia di acetone dal laboratorio?»
«Sì» risposi.
«Eppure» proseguì rabbiosamente «sapevate benissimo che ce n'è sempre una bottiglietta nella stanza delle antichità.»
«Davvero? Non lo sapevo affatto.»
«Ah è così, eh? Voi volevate soltanto spiare, ecco quel che volevate! Lo so bene come sono le infermiere!»
La guardai fissamente in volto.
«Non so di che cosa vogliate parlare, signora Mercado» dissi dignitosamente. «Io non desidero spiare nessuno.»
«Oh no! No, si capisce! Ma credete forse che non sappia che cosa siete venuta a fare qui?»
In verità per qualche minuto credetti che fosse ubriaca. Me ne andai senza ribattere, ma la cosa mi parve molto strana.
Il secondo incidente fu d' altra natura.
Stavo cercando di addomesticare, con un pezzetto di carne, un giovane cane, timidissimo come tutti i cani arabi. Lui mi sfuggiva e io, rincorrendolo, uscii dall'arco d'ingresso e svoltai così bruscamente da andare a sbattere contro Padre Lavigny e un altro uomo che riconobbi immediatamente per quel tipo che la signora Leidner e io avevamo sorpreso a spiare attraverso una finestra.
Mi scusai e Padre Lavignv sorrise, rivolse una parola di commiato al compagno e rientrò in casa con me.
«Sono molto mortificato!» mi disse. «Ho tanto studiato le lingue orientali e non riesco a farmi capire da nessuno dei nostri uomini! Umiliante, no? Ho provato ora con quell 'uomo che vive in città, ma non ho avuto miglior successo. Leidner dice che il mio arabo è troppo puro!»
Nient'altro. Ma mi parve strano che quell'uomo si trovasse ancora a ronzare intorno alla casa. Quella notte ci fu un allarme.
Dovevano essere le due del mattino. Come tutte, o quasi, le infermiere, ho il sonno molto leggero e, nel momento stesso in cui la porta della mia camera si apriva, io ero già desta e seduta sul letto.
«Signorina Leatheran! Signorina!»
Era la voce, bassa e agitata, della signora Leidner. Strofinai un fiammifero e accesi la candela. Era in piedi, sulla soglia, avvolta in una lunga vestaglia azzurra e sembrava pietrificata dal terrore.